Teramo. La protesta dei lavoratori Sogesa è pronta ad investire i comuni soci del Cirsu. E’ questa la decisione più importante presa di comune accordo venerdì scorso nel corso di un’assemblea.
I circa cinquanta lavoratori ex Sogesa non ci stanno insomma (chiaramente) a rimanere a casa e sono pronti a passare ancor di più alle vie di fatto dopo il salvataggio (o quello che sembra tale fino a questo momento) del Cirsu, operazione che però consentirà la riassunzione solo di sette operai ex Sogesa. Una situazione che si è fatta man mano sempre più insostenibile, considerata anche la riapertura della discarica del Cirsu per consentire al Consorzio Stabile Ambiente dell’Aquila di scaricare rifiuti. “Tutto ciò – fanno sapere gli operai, sostenuti dalla Fp Cgil e Femca Cisl – nel silenzio assordante dei sindaci i quali, per evitare pesanti conseguenze finanziarie per i loro comuni, hanno delegato ed assecondato passivamente la gestione dell’attuale Cda preferendo defilarsi, al punto di accettare, senza battere ciglio, che il loro accordo sulla ricollocazione dei lavoratori venisse di fatto cestinato. In un paese normale qualcuno avrebbe dovuto già da tempo chiedere conto di una tale situazione nella quale si intravedono, seppure in un contesto opaco, le chiare finalità: salvare le casse dei comuni, riavviare in piccolissima parte il polo di Grasciano sfruttando i proventi della discarica e pagare Deco (al cui accordo con Cirsu i lavoratori ex Sogesa erano favorevoli; ndg) che, a sua volta, vedrebbe soddisfatte tutte le sue pretese”. Da qui la decisione di scendere in piazza, nelle prossime settimane, sotto il Municipio di Giulianova, Roseto, Mosciano, Notaresco, Morro d’Oro e Bellante.