Teramo. «Non ho fatto tutto da solo». Parla l’ex direttore generale di Banca Tercas. Parla per due ore davanti al gip nell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto e prova a far luce sulla cosiddetta «banca parallela», che avrebbe portato l’istituto di corso San Giorgio al commissariamento per gravi violazioni (come stabilì Bankitalia).
E nelle sue “confessioni”, Di Matteo prova, ovviamente, a sottolineare che quanto stato fatto (alla magistratura i dovuti riscontri) non può essere portato a termine da un solo uomo. Nei prossimi giorni ci sarà un’altra tappa importante di questa storia: mentre gli altri diciotto indagati dalla Procura di Roma (tra cui Lino Nisii) sembrano pronti a difendersi dalle accuse, lunedì il legale dell’ex dg, Massimo Krogh, presenterà istanza di scarcerazione. Intanto però, quello che sta per arrivare, sarà il primo fine settimana da passare nel carcere di Regina Coeli per Antonio Di Matteo. E mentre Teramo si lascia sfuggire un sussurrato «era ora», il legale di Di Matteo studia le adeguate contromosse all’ordinanza di ottanta pagine che hanno portato l’ex dg di Tercas all’arresto. Per chiarire quei 220 milioni di “sofferenza” dell’istituto di credito che, secondo la Procura e poi il giudice, sarebbero il risultato di finanziamenti milionari ad imprenditori amici (e che figurano tra gli indagati) al di fuori dei protocolli di garanzia.