Roseto. Un punto della situazione sull’eccezionale schiusa di uova di tartaruga marina “caretta caretta” su litorale rosetano. A tracciare un resoconto dell’evento sono intervenuti il sindaco Enio Pavone, l’assessore al Turismo, Maristella Urbini, e Vincenzo Olivieri, presidente dell’Associazione “Centro Studi Cetacei Onlus”, l’organizzazione di biologi e veterinari volontari, che ha seguito costantemente la schiusa.
“Una nidiata di tartarughe marine – spiega il primo cittadino – non si era mai verificata a queste latitudini: siamo di fronte ad un evento di grande rilievo scientifico, che ha portato la nostra località alla ribalta nazionale ed internazionale, oltre ad aver richiamato la partecipazione di tanti cittadini e studenti delle scuole, che hanno visitato il presidio. Un ringraziamento va all’essenziale opera dei volontari, agli esperti del Csc, all’Associazione Giacche verdi, che ha assicurato il servizio di vigilanza notturna per 12 giorni consecutivi, e all’Associazione nazionale dell’Arma per il servizio di controllo diurno. Da evidenziare come la sinergia attivata tra le istituzioni, quali l’amministrazione comunale, l’Ufficio circondariale marittimo locale, l’Ufficio Cites del Corpo Forestale, l’AMP Torre del Cerrano e l’Oasi dei Calanchi di Atri, è stata occasione per consolidare l’opera di salvaguardia del nostro territorio, che potrà avere importanti riscontri anche dal punto di vista turistico e scientifico, ad esempio attraverso l’organizzazione di convegni e giornate di studio”.
A tracciare un bilancio tecnico dell’evento, il responsabile del Centro Studi: “Un evento straordinario dal punto di vista scientifico e zoologico – sottolinea Olivieri – in quanto si tratta della deposizione di uova di tartaruga marina più settentrionale finora segnalata nei nostri mari. Solitamente la caretta viene nelle acque basse dell’Adriatico per mangiare e svernare, in questo caso ci ha regalato un nido di 43 gusci chiusi. Di questi, oltre ad alcuni gusci rotti, cinque uova sono risultate non fecondate: in totale 30 tartarughine hanno potuto raggiungere il mare e questo non sarebbe avvenuto normalmente, per una serie di condizioni ambientali sfavorevoli”. L’esperto evidenzia, infatti, che la deposizione è avvenuta in una zona fortemente antropizzata e caratterizzata da inquinamento luminoso, che porta gli esemplari a disorientarsi e a perdere il naturale senso che li guida verso il mare.
“Questi aspetti – prosegue Olivieri – sono stati motivo di grande apprensione da parte del Centro, che ha coordinato l’azione dei volontari, assicurando un veterinario marino h24 per i 12 giorni di osservazione. Il 26 settembre, data dell’ultima schiusa, sono nate 8 tartarughe: abbiamo dovuto aiutarle ad uscire da una buca alla profondità di circa 25 cm, cosa non facile perché nell’area la sabbia è fortemente compattata, e guidarle con luci a led verso il mare. Da questo periodo intenso di osservazione è emersa tutta l’importanza del monitoraggio: senza questa azione fondamentale eventi come questo sarebbero passati inosservati, con conseguenze fatali per le piccole tartarughe”.
Gli esemplari memorizzano perfettamente le coordinate geografiche del luogo di nascita e tornano sulle coste dove sono nate, ad una distanza di circa 20, 25 anni. La stessa tartaruga potrebbe tornare a deporre nuove uova nello stesso sito, in genere dopo un periodo di due, tre anni.
“Per questo – conclude l’assessore al Turismo, Maristella Urbini – ribadiamo l’impegno dell’amministrazione a tutelare l’area, attenendoci alle indicazioni degli esperti del settore, che hanno curato la schiusa. Da evidenziare anche i risvolti in materia di promozione turistica per il territorio rosetano, che si segnala all’attenzione del mondo scientifico per la presenza di specie protette come il fratino e ora la caretta, e per tutto il comprensorio, sempre più attrattivo per il moderno turista, attento alla sostenibilità ambientale. Un percorso unito, non solo simbolicamente, dalla realizzazione della pista ciclabile, che consentirà di raggiungere in bici la Riserva del Borsacchio e l’area di nidificazione delle tartarughe”.