La decisione dei giudici, infatti, prevede per loro un possibile licenziamento con la trasformazione contratto a tempo indeterminato a semplice supplenza, con la possibilità di portare a termine l’anno in corso.
La questione, complessa e risalente a diversi anni fa, era nata con i ricorsi fatti al Tar e vinti da diversi docenti abilitati grazie al diploma (mentre oggi è necessario avere una laurea in Scienze della Formazione primaria) che erano stati inseriti con riserva nelle famose Gae (graduatorie ad esaurimento). Ora, invece, la sentenza del Consiglio di Stato ha sciolto la riserva, confermando il titolo abilitante per gli insegnanti diplomati ma inserendoli nelle graduatorie di istituto di seconda fascia, Se vorranno entrate di ruolo, dunque, dovranno anch’essi svolgere un regolare concorso.
La situazione, gestita in maniera poco chiara dallo stesso Stato, vede, dunque, accanto ad alcune persone che dopo anni di vita lavorativa completamente lontana dall’insegnamento avevano rispolverato il diploma ottenendo un posto di lavoro considerato sicuro, anche tanti docenti con anni e anni di precariato, spesso fuori regione, illusi dallo stesso Ministero di poter essere stabilizzati e ora costretti a dover fare i conti con una realtà decisamente diversa.
Tra le ipotesi più probabili c’è anche quella di un possibile bando ad hoc, come accadrà per le scuole superiori, con un concorso specifico dedicato ai lavoratori coinvolti da questa sentenza.
Intanto, in vista delle decisioni ministeriali a riguardo (una nuova riunione è in programma il 4 gennaio), anche in provincia di Teramo è cominciata una mobilitazione che, così come accaduto in altri centri, potrebbe portare tanti insegnanti a manifestare davanti all’ufficio scolastico regionale. Mentre il 2018 comincerà già all’insegna delle tensioni, con uno sciopero programmato proprio l’8, giorno di ripresa delle lezioni, degli insegnanti e del personale Ata che mette potrebbe far slittare la ripresa delle attività scolastiche.