Pineto. “Passano i mesi, passano gli anni e l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano in questi ultimi giorni,viene ancora e continuamente abusata dalle turbosoffianti “insostenibili”, cioè le imbarcazioni per la pesca delle vongole che usano sistemi di dragaggio dei fondali palesemente incompatibili con l’ecosistema marino”.
Lo ha dichiarato Umberto Del Sole, il consigliere rappresentante delle associazioni ambientaliste nel CdA del Parco, ricordando che si tratta di un “sistema vietato in qualsiasi altra Area Marina Protetta italiana A tal proposito nel prossimo Consiglio di Amministrazione utile che si terrà presso l’Ente Parco, si chiederà in maniera ufficiale che l’AMP si costituisca parte civile nei confronti della continua violazione delle norme di tutela dell’area protetta. Tale tutela da queste forme di pesca, trova giustificazione nel fatto che il dragaggio dei fondali effettuato lungo le coste è una delle principali cause di impoverimento della fauna ittica: con questa devastante azione di setaccio vengono infatti completamente distrutte tutte le forme di vita e viene ostacolata l’attività riproduttiva di molte specie ittiche che avviene prevalentemente sottocosta grazie alla ricchezza di luce dei bassi fondali. In ogni caso si ricorda che lo spazio a disposizione è di 82 km di costa ed è strano che non si possa rinunciare agli appena 7 Km di costa dell’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano. Ormai è acclarato che il deterioramento dell’ambiente marino riduce le sue potenziali risorse. Tale riduzione sta a significare anche diminuzione del reddito e dell’occupazione delle popolazioni costiere, prioritariamente nei settori delle pesca e del turismo, attività economiche che necessitano di un mare in perfetta salute. Quindi una soluzione per poter salvaguardare la risorsa di base è quella di creare aree marine protette, aventi lo scopo di potenziare l’efficacia di attività quali la sorveglianza marittima, la ricerca sull’ambiente marino e la gestione delle sue risorse. La strada è quella di pescare meno e guadagnare di piu’ e questo e’ possibile valorizzando il prodotto, anche attraverso la stipula di appositi accordi (ad esempio pesca controllata nelle aree contigue all’Area Marina e marchio di qualità per un prodotto prelevato con tecniche meno invasive), come gò avviene in altri parchi marini italiani. Queste sono state le proposte avanzate dall’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano, ma purtroppo non sono mai state accettate”.
Area Marina Protetta del Cerrano: i vongolari replicano agli ambientalisti
Le dichiarazione del Consigliere rappresentante delle associazioni ambientaliste nel CdA del Parco non sono piaciuto a Walter Squeo, rappresentate di Cogevo e Federpesca, che si chiede: “quali sono gli 82km di mare in cui le vongolore possono pescare e con quale criterio gli ambientalisti del Parco hanno fatto i conti e non si capisce quali sono le specie rare da proteggere nel Parco che ha neanche una zona A”.
Squeo ribadisce con forza che sono “le vongolare, 84 di numero, a subire un abuso con recessione del territorio più pescoso per favorire un’area che si definisce protetta, che protegge soltanto l’inquinamento dei fiumi Vomano, Calvano, Saline e Piomba. Non dichiarate cose inesatte senza avere nessuna cognizione dei codici della navigazione, ma adoperatevi per bonificare i corsi d’acqua della nostra costa. Noi denunciamo? Voi ambientalisti che fate?”
Squeo chiude la replica chiedendo “quanti fondi e quali sono sono stati investiti nel monitoraggio dell’area protetta da un ente scientifico; in quanto il Parco è stato creato per la tutela della risorsa, ma non è stato investito un euro per un dovuto monitoraggio. Cogevo e Federpesca hanno chiesto per ben due volte con i propri legali di visionare il bilancio delle spese dell’Area Protetta ma tuttora nessuna risposta. Questo – conclude il rappresentante di Cogevo e Federpesca – è grave”.