Una lotta contro la violenza che, seppur vede i dati degli arrivi di persone ferite al Pronto Soccorso in diminuzione, lascia presupporre un fenomeno ancora per tanti aspetti sommerso.
Nel quinto anno del progetto Codice Rosa al Mazzini di Teramo sono numerosi i passi avanti che sono stati compiuti finora in relazione alla violenza sulle donne. Primo fra tutti la sua estensione dai quattro presidi del territorio con l’aggiornamento del protocollo che consente al personale di ogni ospedale di essere sensibile ai segnali della violenza in modo da poter intervenire tempestivamente sulle situazioni che arrivano.
Nel 2017 sono giunte all’attenzione del personale del Pronto Soccorso di Teramo 35 persone, di cui 34 donne, a testimonianza dell’andamento omogeneo riscontrato nel tempo, Si è, infatti, passati dai primi 20 casi registrati nel secondo semestre del 2013, ai 58 del 2014, ai 39 del 2015, ai 47 del 2016, fino ai 35 del 2017. Dati che tuttavia non sempre coincidono con quelli forniti dall’Istat, che evidenziano a livello regionale numeri maggiori, che lasciano il dubbio sul fatto che la basse percentuale riscontrata nel teramano sia dovuta ad una minore violenza oppure se sia necessario lavorare ancora per affinare meglio le capacità di intercettare i segnali di violenza.
Riguardo la nazionalità, la maggior parte delle vittime è italiana (25 contro le 10 di nazionalità straniera), seppure l’aumento del numero di straniere faccia pensare ad una loro maggiore consapevolezza e forza, se non di denunciare, almeno di chiedere aiuto.
Riguardo alla relazione con l’aggressore, solo una persona ha subito violenza da parte di uno sconosciuto (o meglio non ha rivelato l’identità del suo aggressore) mentre 34 vittime (97%) da parte di persone conosciute, confermando, dunque, la tendenza che vede proprio all’interno del contesto familiare o comunque nel proprio ambiente di vita, l’origine della violenza.
Ed in particolare, in 13 casi su 35 è stato proprio il coniuge ad aggredire, mentre in altri 9 la violenza è stata perpetrata da un conoscente. In 34, poi, hanno riferito che si trattava di un atto di violenza compiuto in modo intenzionale dall’aggressore, mentre solo uno ha riferito che è stato un abuso involontario.
In 21 casi l’aggressione è stata subita in un luogo pubblico, 13 a casa mentre 1 non ha rivelato il luogo in cui ha subito violenza. E non c’è da stare tranquilli neanche sul modus operandi. L’88% delle vittime (30) hanno subito percosse, 2 hanno subito violenza sessuale, 1 ha subito stalking-minacce e 1 è stata picchiata con l’uso di oggetti.
La maggior parte delle vittime ha riportato una contusione (17), 7 presentano una sintomatologia ansiosa, 4 avevano un ematoma nella parte superiore del corpo, 3 delle escoriazioni, 2 un trauma cranico, 1 una frattura.
La maggior parte delle contusioni sono state riportate sulla parte superiore del corpo: 8 donne hanno riportato contusioni al volto, 5 al cranio, 2 sul collo, 1 sul torace e 1 sul dorso. Anche le escoriazioni sono state rilevate nella parte superiore del corpo, precisamente sugli arti superiori (2) e sulle mani (1). Gli ematomi sono stati riscontrati sul cranio (1), sul torace (1), sugli arti superiori (1) e sulle mani (1).
Risultati, questi, che indicano come il territorio teramano non sia affatto esente da fenomeni di violenza ma che al contrario è necessario ancora lavorare molto per fare in modo che il fenomeno non resti sommerso e non si abbia paura di denunciare.