Per la morte di Marco Calabretta saranno ascoltati in aula il prossimo 14 dicembre tutti i soccorritori della prima ambulanza che giunse sul posto quel tragico 25 settembre di due anni fa.
Lo ha deciso questa mattina il gup Domenico Canosa nell’ambito del processo con rito abbreviato che si sta celebrando a carico di Darush Barhi, medico del 118 accusato di omicidio colposo.
Una decisione assunta dopo che, nella scorsa udienza, un infermiere che si trovava sulla prima ambulanza (il medico arrivò infatti a bordo di un secondo mezzo) e citato come teste proprio dall’imputato, aveva dichiarato come il defibrillatore, un semiautomatico presente sull’ ambulanza, fosse stato usato nell’immediatezza dei fatti.
Nello specifico l’infermiere aveva dichiarato come, una volta applicate le piastre, fosse stata proprio la macchina a non defibrillare, non rilevando all’atto del monitoraggio le condizioni per farlo. Un aspetto importante, visto che l’accusa nei confronti del medico del 118, arrivato con la seconda ambulanza, è proprio quella di non aver utilizzato il defibrillatore che pure era presente sul mezzo.
Il medico è finito a processo su imputazione coatta firmata dal gip Giovanni De Rensis dopo che la famiglia del bimbo si era opposta all’archiviazione chiesta dalla procura.
Il piccolo Marco si accasciò per una fibrillazione ventricolare (come emerso dall’autopsia), a soli nove anni, mentre si allenava con i compagni di squadra allo stadio Mariani-Pavone di Pineto davanti alla mamma.