Teramo. Quella di Giuseppe Panichi è una storia che risale al lontano 1997 e ancora oggi, a distanza di 15 lunghi anni, non smette di regalare sorprese e colpi di scena. L’ultimo si è palesato nei giorni scorsi, quando il commerciante teramano, storico proprietario di un ingrosso di frutta e verdura, si è visto recapitare una richiesta di pagamento pari a oltre 60mila euro da pagare entro due mesi.
La motivazione? E’ tutta spiegata nella lettera che il signor Panichi, ormai stanco, ha voluto inviare direttamente al premier Mario Monti e che pubblichiamo di seguito.
“Signor Presidente del Consiglio, lo scriventePanichi Giuseppe è titolare della Specialfrutta: una ditta all’ingrosso di frutta e verdura che da oltre 50 anni svolge, con tutta la famiglia, la sua attività nella città di Teramo. Le sottopongo una vicenda, dal sapore tipico italiano, che sta affliggendo ancora la mia famiglia. Nel corrente mese di ottobre ho ricevuto una relata di notifica da parte della Agenzia Delle Entrate di Teramo ove mi s’impone di pagare una somma di € 62.383,00 entro 60 giorni, dalla data di notifica, pena l’aumento di interessi di mora e di penali varie. Non ci sarebbe niente dire se questa richiesta si riferisse ad un tributo maturato e quindi da me dovuto! Si riferisce invece, alle spese di registro ed ai relativi interessi, per due sentenze, da me vinte (dopo 15 anni stressanti con spese e lungaggini indicibili) ed emesse dal tribunale di Teramo nel mese di marzo del 2011 i cui effetti sono stati sospesi, per un ricorso effettuato dalla parte soccombente (Comune di Teramo) presso la Corte d’Appello dell’Aquila, con esito, momentaneamente, positivo.
Ora, stando alla suddetta relata di notifica io e la mia famiglia dovremo pagare questa somma prima di avere riscosso € 2.079.453,00 che le due sentenze ci riconoscono come danno subito. E pensare Signor Presidente che:
– la somma stabilita nelle due sentenze del Tribunale di Teramo è quasi simile alle spese che io e la mia famiglia abbiamo dovuto sborsare in questi anni per anticipi, onorari, spese legali e costi ed interessi bancari!
– ed ancora, Signor Presidente,per andare incontro al Comune di Teramo e per farla finita con questo contenzioso, avevamo proposto allo stesso Ente: sia l’accettazione di questa somma ( di molto inferiore anche a quella riconosciuta dai CTU ) , sia il pagamento dell’intera ripartito in tre o quattro annualità.Ovviamente, il tutto si sarebbe dovuto concludere li, senza ricorso ai gradi superiori di giustizia, da parte di alcuno.
Purtroppo al Comune di Teramo l’ufficio legale è diretto da una “responsabile” dottoressa che si è caratterizzata, in quasi 20 anni di sua direzione, per aver testardamente rifiutato ed impedito, sempre, proposte di componimenti e mediazioni “pro bono pacis” con gli amministrati proposte che, come la nostra, avrebbe fatto risparmiare milioni di euro alle povere casse comunali.
Prova ne è che ora, avendo dovuto seguire il Comune di Teramo per il ricorso che la “responsabile” legale a proposto alla Corte d’Appello dell’Aquila, non mi accontenterò più della somma insufficiente, rispetto al danno da me e dai miei cari subiti, ne proporrò forme agevolate di versamento per le somme riconosciute dalle sentenze passate e quelle maggiorate che inevitabilmente verranno, per la richiesta di risarcimenti per danni procurati e per interessi maturati e spese sopraggiunte che fino ad ora avevo evitato di richiedere.
Signor Presidente ma non si applica per i dirigenti pubblici la responsabilità del danno economico procurato alla pubblica Amministrazione?Perché non si licenziano costoro per incapacità cosi come avviene nel settore privato?
Cosi come non sarebbe anche il caso di licenziare coloro che tra gli uffici pubblici si frappongono ad una maggiore relazione ed ad una reale comparazione dei dati tra gli stessi che, darebbero meno problemi e minor perdita di tempo ai cittadini? Avrebbero, ad esempio, risparmiato a me tempo per far presente che, i procedimenti per i quali l’Ufficio delle Entrate chiede quei 62.383,00 € di tasse di registro, non si sono ancora conclusi e che lo stesso Ufficio deve attendere, quantomeno, la riscossione delle somme dovutomi quindi deve attendere la conclusione dei procedimenti legali relativi! Signor Presidente c’è da chiedersi: che fine hanno fatto le riforme delle pubbliche amministrazioni tese a favorire ed ad agevolare il contribuente nei suoi rapporti verso il fisco? Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, il mio non è solo lo sfogo di un imprenditore, padre e nonno di famiglia, ma è una denuncia sofferta ed amara nel constatare che, ancora una volta il cittadino si trova a dover combattere una lotta impari contro una amministrazione, spesso ottusa e sorda al richiamo della ovvietà e quindi al comportamento del “buon padre di famiglia“! Signor Presidente del Consiglio dei Ministri nell’augurarLe un buon lavoro Le chiedo di intervenire presso i responsabili dell’Ufficio delle Entrate di Teramo per farinstaurare un clima di collaborazione e di comprensione tra i pubblici impiegati e noi cittadini“.