“ Tra cinque anni, senza un ricambio generazionale, rischiamo di restare senza manodopera qualificata e di dover necessariamente dover percorrere strade nuove per garantire le lavorazioni”.
Non usa tanti giri di parole Massimo Salvi, imprenditore del settore manifatturiero della Val Vibrata, titolare di un’azienda tessile a Corropoli (Stile Italiano). In un settore, quello delle manifatture che nei lustri precedenti ha rappresentato il traino dell’economia, prima di conoscere una crisi senza precedenti, c’è chi resiste. Anzi, c’è chi ancora crede nella produzione locale, il Made in Italy e sulla richiesta di commesse da parte di grandi firme, decisamente interessate alle aziende del comprensorio, che nonostante la crisi abbia spazzato via tutto, conservano professionalità importanti in materia sartoriale. Ma c’è un perché. La mancanza di personale.
O meglio la carenza di figure professionali capaci di tramandare il mestiere. Una situazione quasi paradossale verrebbe da dire, vista i problemi occupazionali in Val Vibrata, ma non solo. Ecco l’idea: quella di dare vita ad una scuola di sartoria italiana, con possibilità di concreti sbocchi occupazionali. Il progetto nella sua idea originaria è stato raccontato, nel corso di un incontro, da Massimo Salvi, da Diego Vacalebre (direttore commerciale di Stile Italiano) e gli attivisti del Movimento Civico Val Vibrata e Monti della Laga (il presidente Domenico Di Matteo, il vice Tito Rubini e i consiglieri Antonio Marsili e Giuseppe Guidotti). L’imprenditore, accompagnato da Di Matteo, è stato in Regione nelle scorse settimane per proporre la sua idea: una scuola di sartoria. Non una richiesta di finanziamento, ma un supporto per lanciare l’idea per formare personale qualificato “capace”, racconta Salvi, “ di formare manodopera qualificata utile per le aziende del comprensorio, visto che abbiamo tante brave sarte ma over 50 e senza il ricambio generazionale diventa difficile. Esistono imprenditori disposti a mettere a disposizione immobili, macchinari e professionalità e chiediamo un supporto alle istituzioni. La risposta è stata timida, anzi non c’è stata e vorrà dire che inizieremo il percorso da soli”.
Un problema, a dire il vero, già presente ora, visto che alcune delle commesse vengono dirottate fuori regione. “ Si possono creare le premesse di un vero Made in Val Vibrata, “ commenta il direttore commerciale, “ creando anche lavoro per l’indotto locale”. “ Non abbiamo chiesto soldi alla Regione”; chiosa Domenico Di Matteo, “ ma solo un supporto utile per lanciare l’idea di una scuola di formazione. Siamo ancora fiduciosi, anche perché questa può essere l’occasione per rilanciare un segmento importante dell’economia territoriale”.
LE INTERVISTE
DIEGO VACALEBRE
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MASSIMO SALVI
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DOMENICO DI MATTEO
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