L’uso della potente sorgente radioattiva al Gran Sasso è stata autorizzata da un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico su richiesta avanzata il 27/11/2014 dai Laboratori.
A renderlo noto è il movimento ‘Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso’, divulgando una slide di un ricercatore dell’INFN dell’11 aprile 2016 in cui mostra l’incipit del Decreto del Ministero dello Sviluppo che, in accordo con il Ministero dell’Ambiente, ha rilasciato l’autorizzazione all’uso della sorgente radioattiva.
“Nel testo – si legge in una nota del Movimento – si fa riferimento all’articolo 28 del Decreto 230/1995 che regola la materia. La norma prevede il coinvolgimento della Regione in due momenti. L’ente viene ‘sentito’ prima del rilascio e il Decreto viene inviato al Presidente della Regione e al Sindaco. La Regione ha questi documenti? Che parere ha espresso a suo tempo? D’Alfonso ha ricevuto copia del Decreto?”
Gli attivisti stigmatizzano l’assenza di trasparenza e partecipazione, e bollano come reazioni scomposte le dichiarazioni del direttore Ragazzi “che ha parlato di decisioni di istituti di ricerca francesi sulla sorgente di Cerio144, evocando addirittura potenziali accordi degli stessi con altri stati per usarla altrove”. La Mobilitazione rivela che dal bilancio dell’esperimento “emerge chiaramente che l’INFN si fa carico di 1,8 milioni di euro per la sua produzione sul totale di 2,9 milioni di costo. Il resto ai francesi. L’accordo esiste già, ma è tra INFN e francesi”.
Secondo Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso “non parlare delle potenziali conseguenze di questo esperimento in caso di incidente è un atteggiamento oscurantista e anti-scientifico”.
“In caso di incidente – si aggiunge nella nota – quella sorgente può rilasciare le stesse emissioni andate nell’oceano Pacifico con Fukushima secondo la IAEA. Un dato oggettivo incontrovertibile. Le conseguenze sarebbero catastrofiche. Mettere la sorgente sotto centinaia di tonnellate di idrocarburi in sotterraneo in un luogo ad alta sismicità è un modo tranquillo di gestire materiale altamente radioattivo? Non si deve parlare di questo?”
“Comprendiamo la difficoltà di Lolli nel dover spiegare la realtà e le responsabilità nella vicenda – si sottolinea nella nota – ma rinnoviamo l’invito ad annullare questo esperimento al Gran Sasso e ad eliminare le sostanze pericolose dalla montagna. Non appena avremo il testo completo del decreto lo analizzeremo per verificarne la legittimità”.
Intanto appuntamento mercoledì alle 17:30 presso ‘Teramo Nostra’ in via Romani 13 a Teramo per una manifestazione di protesta “per evitare che l’Abruzzo corra rischi inaccettabili”.