Nell’esposto si ricorda che entro 200 metri dai punti di captazione per scopi idropotabili non vi devono essere stoccaggi di materiali pericolosi e di sostanze radioattive come imposto dall’Art.94 del D.lgs.152/2006. Si chiede quindi alla Procura e agli enti interessati di verificare la notizia e il rispetto di tutti gli obblighi di legge e delle procedure.
Tra l’altro il contesto unitario dell’area dei laboratori dal punto di vista della risorsa idropotabile e della sua vulnerabilità fa sì che anche se le sostanze radioattive venissero poste a 201 metri gli eventuali problemi che potrebbero derivare dalla loro presenza sarebbero praticamente gli stessi.
“Abbiamo contattato alle 13:30 la ASL di Teramo”, si legge in una nota, ” che ci ha riferito di non essere a conoscenza di tale trasporto.
Avevamo fortemente criticato la cosiddetta soluzione fornita dal “protocollo Lolli” che è un pannicello caldo rispetto alle criticità del sistema Gran Sasso. Se la situazione è questa, si profila un vero e proprio flop dell’accordo dopo poche settimane.
In ogni caso il vicepresidente della Regione continua a non voler affrontare, neanche dopo la manifestazione di Assergi del 9 luglio quando centinaia di persone hanno marciato per la tutela della Montagna, la problematica dello stoccaggio di grandi quantità di sostanze pericolose al di sotto di una montagna che garantisce acqua per 700.000 persone.
Questo è il vero tema da trattare imponendo limiti ad alcuni esperimenti, se si ha veramente a cuore la tutela della montagna e della sicurezza dell’approvvigionamento idrico degli abruzzesi”.
Osservatorio indipendente Acqua del Gran Sasso. L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso ha provveduto a contattare il Direttore dei Laboratori di Fisica Nucleare, Stefano Ragazzi, per chiedere informazioni in merito alla notizia del trasporto di materiale radioattivo.
Il Direttore ha affermato che si tratterebbe di una simulazione senza nessuno materiale a bordo finalizzato a fare una prova in caso di effettivo trasporto di materiale radioattivo nei Laboratori.
A questo punto va fatta assolutamente chiarezza. Cosa si sta facendo? Un’esercitazione? E allora perché non si è provveduto ad informare la cittadinanza come si è fatto in passato in simili circostanze?
Una cosa è certa: non fornire in maniera preventiva informazioni certe alla cittadinanza crea problemi e insicurezza. Perché si continua a non voler fornire informazioni nei tempi e nei modi giusti?
Inoltre l’Osservatorio ricorda che non dovrebbero essere fatte simulazioni per portare materiale radioattivo dentro i Laboratori, ma per portare via dai Laboratori i materiali pericolosi attualmente presenti.