Silvi. La stagione estiva è stata caratterizzata, come noto, dalla presenza di diversi comuni abruzzesi che, loro malgrado, hanno vissuto giorni di emergenza idrica. Tra questi, una forte criticità si era avuta nel comune di Silvi.
Sin da subito, Legambiente aveva rilevato diversi lati oscuri nella gestione dell’emergenza, tanto da richiedere chiarimenti urgenti all’ACA e da segnalarne le anomalie alla Procura di Teramo. Oggi, carte alla mano, è in grado di ricostruire e di esibire le prove sull’operato maldestro tenuto dall’ACA e dal Comune di Silvi che, “nascondendo la verità ai cittadini, hanno agito in palese e rilevante contrasto con la legge”.
“Invece di risolvere preventivamente il problema dell’emergenza idrica estiva, che annualmente si ripropone e che da tempo è stato segnalato dagli uffici del Servizio Idrico Regionale, e nascondendosi dietro la foglia di fico fornita dalla discutibile condotta del sindaco di Silvi Gaetano Vallescura” si legge nella nota “l’ACA ha fatto bere ai cittadini di Silvi, tra il 9 e il 31 agosto, acqua proveniente dal campo pozzi Vomano di Scerne di Pineto senza la dovuta e preventiva autorizzazione di idoneità al consumo umano da parte della Asl di Teramo. La stessa Asl che, nel novembre 2008, aveva chiuso, in quanto inquinati, i pozzi in questione: fatto, questo, ribadito anche dall’ARTA Teramo il 10 agosto scorso, quando ha definito il sito del campo pozzi di Scerne di Pineto tutt’ora inquinato. Questa pericolosità è stata evidenziata anche dalle disposizioni adottate dal Comune di Pineto il 10 agosto, con il divieto di uso ‘a qualsiasi titolo’ dell’acqua di diversi pozzi privati distanti solo qualche centinaio di metri dal campo pozzi Vomano. Nonostante questo, l’ACA ha eseguito in maniera del tutto irresponsabile l’ordinanza illegittima del Sindaco di Silvi (che, incompetente, disponeva la riapertura di pozzi ubicati su un altro Comune) contravvenendo così palesemente alla dichiarazione dello stato di emergenza idrica disposto dalla Regione Abruzzo, che subordinava la riapertura dei pozzi alla preventiva acquisizione delle autorizzazioni sanitarie per l’utilizzazione dell’acqua ad uso potabile rilasciate dalla ASL. In assenza di autorizzazione, l’ACA ha quindi trasgredito la legge con una condotta scriteriata che getta seri dubbi sull’affidabilità della stessa azienda pubblica che serve acqua a quasi 500mila abruzzesi”.
A riscontro di quanto affermato, Legambiente ha ricostruito l’incidente verificatosi alla vigilia di Ferragosto e che ha costretto l’ACA ad interrompere la fornitura in rete dell’acqua proveniente dal pozzo n. 5 del campo di Scerne. “L’interruzione del servizio” si legge ancora nella nota “è scaturita dalla presenza nell’acqua di valori di gran lunga superiori ai limiti imposti dalla norma, di tetracloroetilene, sostanza classificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come un possibile cancerogeno. Quando questi valori sono stati riscontrati dall’ACA nei campioni prelevati in uscita dai filtri a carboni attivi, preposti a trattenere la sostanza cancerogena, il direttore tecnico dell’ACA ing. Lorenzo Livello li ha giustificati, in maniera avvilente e dietro legittime richieste di chiarimento avanzate dalla ASL, come un possibile scambio di campioni durante le operazioni di prelievo e preparazione in laboratorio”.
Legambiente condanna, dunque, la condotta di “dubbia responsabilità” del sindaco di Silvi, Gaetano Vallescura che “ha dato vita in maniera consapevole all’inquietante e dissennata vicenda, fatta di inadempienze, pressapochismi, incompetenze, abusi ed inosservanze delle leggi, che hanno messo a rischio la salute dei cittadini”.
“Quanto accaduto ha dell’incredibile” dichiara Michele Cassone, presidente del Circolo Legambiente Terre del Cerrano “e conferma la poca trasparenza nella gestione dell’acqua da parte dell’ACA, ben spalleggiata dal decisionismo avventato del sindaco di Silvi. L’ACA deve dare spiegazioni ai cittadini-clienti di quanto avvenuto ed avviare una vera e propria operazione verità che, nel caso confermasse anche in parte i tanti dubbi sollevati da Legambiente, non può che portare alle dimissioni del direttore tecnico Lorenzo Livello”.