L’alveo è ostruito in più punti per la presenza di canneti alti oltre 6 metri, alberi presenti anche lungo il corso d’acqua. E soprattutto la situazione delle arcate del ponte ferroviario che attraversa il Tordino: solo tre attualmente garantiscono il deflusso, mentre tutte le altre sono ridotte ai minimi termini. In caso di piena, i cittadini, alcuni dei quali hanno anche delle attività in zona, temono che il fiume possa esondare spazzando via ogni cosa.
Qualche anno fa vennero eseguiti dei lavori di manutenzione, richiesti a gran voce con una petizione con oltre 2mila firme raccolte inviata alla Regione, alla Protezione Civile, alla Prefettura di Teramo e persino al Consiglio dei Ministri. Un intervento che però non è servito granché.
“No, è servito a ben poco”, ha spiegato Mario Spada, residente proprio a ridosso del fiume Tordino, “viviamo sempre con un po’ di paura perché i lavori agli argini, quelli di messa in sicurezza, non sono stati eseguiti. E se qui dovesse arrivare una piena, con tutte le sterpaglie e gli alberi presenti nel letto del fiume, e con le arcate di fatto quasi tutte ostruite, il Tordino tracimerebbe”.
Gli stessi cittadini, in modo particolare i proprietari delle aree agricole più a monte, si sono offerti in passato di ripulire l’alveo, per evitare che la piena possa erodere i terreni coltivati.
E’ stata chiamata in causa la Regione, in modo particolare il governatore Luciano D’Alfonso che due anni fa aveva annunciato un intervento da oltre un milione e 200mila euro per la messa in sicurezza degli argini del Tordino. I fondi sono stati confermati 9 mesi fa, ma i lavori non sono ancora iniziati.
C’è il timore che un’eventuale piena possa tornare ad erodere anche vecchie discariche disseminate lungo il fiume. I cittadini sono pronti ad una nuova battaglia. Non vogliono che accada quanto successo nel marzo del 2011 quando il fiume esondò causando molti danni a Piane Tordino e nella zona nord di Cologna Spiaggia.