Rischia di rimanere sul fondale, ad una profondità di circa 12 metri l’Eliana, il piccolo peschereccio affondato lo scorso 25 luglio, a 2 miglia e 8 al largo del porto di Giulianova e in cui persero la vita l’armatore Elia Artone e il marinaio Carlo Mazzi.
La somma necessaria per il recupero del motopesca, circa 45mila euro, non è stata ancora trovata, nonostante l’iniziativa di solidarietà avviata dalla marineria giuliese per una raccolta fondi finalizzata a finanziare la delicata operazione. Il relitto si trova in mezzo all’impianto di mitilicoltura di proprietà di una società di San Benedetto del Tronto. Giace a ridosso della terzultima fila della cozzara con le reti ancora in tiro.
Finora ci sono stati due sopralluoghi da parte del gruppo sommozzatori dei vigili del fuoco di Teramo. Il primo nel pomeriggio del ritrovamento dell’Eliana, la cui presenza sui fondali della cozzara era stata segnalata ai primi di agosto dai proprietari dell’impianto che durante le operazioni di prelevamento dei mitili avevano notato la sagoma scura del peschereccio.
Il secondo sopralluogo 48 ore dopo il ritrovamento per la sistemazione di una serie di palloni gonfiabili che avrebbero dovuto lentamente riportare in superficie lo scafo. Operazione però fallita perché parte del natante è sotto la sabbia. Il recupero deve però essere fatto per due motivi.
Intanto perché consentirà agli investigatori di ricostruire gli ultimi istanti di navigazione dell’Eliana, sorpreso da un’improvvisa tromba d’aria durante le operazioni di recupero delle reti. A tal proposito sono due le inchieste aperte, una da parte della Procura di Teramo, l’altra della Capitaneria di Porto di Giulianova.
E poi per capire se veramente i due uomini a bordo avevano avuto un’avaria causata da una cima finita nell’elica durante il recupero della rete a strascico. Questo particolare sarebbe stato confermato durante l’ultima immersione dei vigili del fuoco.
C’è un altro aspetto che non va trascurato e che rende indispensabile il recupero del relitto: il serbatoio conterebbe circa 3 quintali e mezzo di gasolio che se dovesse fuoriuscire potrebbe causare un danno alla cozzara, oltre che ambientale. Le condizioni meteomarine sono quelle che preoccupano di più. Perché le mareggiate invernali, soprattutto da grecale, potrebbero mettere a rischio la tenuta dei serbatoi di carburante.