Quella lontana dai social, dalle polemiche e dalle discussioni, ora più che mai, legate all’accoglienza in Italia. Ma anche da coloro che seguono al strada dell’emarginazione e della delinquenza.
Daudà fa il pizzaiolo e lavora in un locale sul lungomare di Alba Adriatica gestito da Gianni Di Marco, rappresentante della chiesa cristiano-ecumenica. Assieme a lui altri due giovani africani lavorano nei locali gestiti da don Gianni. Storie diverse, di giovani che sulla spinta di qualcuno provano ad integrarsi.
” All’inizio”, racconta il pizzaiolo che arriva dall’Africa Occidentale, ” è stato difficile. Tutti ti guardavano con diffidenza. Ora hanno iniziato a conoscermi ed è molto meglio”. Daudà ha effettuato un corso da pizzaiolo e ora ha un impiego delle attività stagionali e durante l’anno è stato anche chiamato per svolgere altri lavori.
Integrazione. Parola forse abusata e fonte anche di tensioni in questo particolare momento storico, non soltanto ad Alba Adriatica. ” Ad Alba Adriatica”, dice Gianni Di Marco, ” si assiste ad un’ondata di intolleranza fuori dal comune. Una sorta di linciaggio nei confronti di persone, essere umani, che non hanno colpe e responsabilità.
La nostra cultura cristiana dovrebbe favorire messaggi e comportamenti tesi all’accoglienza. Questo non accade, o meglio a parole è tutto il contrario. Credo che le istituzioni, a tutti i livelli, debbano, invece pianificare e prevedere forme di integrazione come accade altrove. La questione migranti non è solo dell’Italia e di Alba Adriatica, ma un tema molto più ampio. Favorire forme di integrazione è un dovere da parte delle istituzioni”.
Tema delicato, ma molto attuale, quello che solleva Gianni Di Marco e che è una sorta di invito alle amministrazioni comunali, che ancora non lo fanno, di studiare forme per impiegare i migranti, visto la loro presenza o meno sul territorio è legata a ben altre dinamiche.