Pineto. La scorsa notte gli uomini della Capitaneria di Porto, allertati dal personale dell’Area Marina Protetta, hanno fermato e identificato alcuni giovani che dopo aver ormeggiato un gommone nella zona B (dove è vietata qualsiasi attività) si accingevano a sbarcare con attrezzature per accendere fuochi e arrostire carne.
All’alba, invece, gli stessi uomini della Capitaneria di Porto di Pescara, sempre dopo alcune segnalazioni, hanno controllato quattro vongolare che transitavano sul tratto di mare interdetto alle imbarcazioni. Senza contare le decine di multe fatte per l’introduzione dei cani senza guinzaglio o per i bivacchi sotto la pineta.
Questa è solo un piccolo spaccato delle giornate e delle nottate di controllo a cui è chiamato il personale convenzionato per la sorveglianza dell’Area Marina Protetta. Una dura battaglia giornaliera che deve fare i conti con grossi interessi, incultura ed anche ignoranza.
“Ben vengano i consigli e gli stimoli da parte di tutti – dice il presidente Leone Cantarini – ma ci piace ricordare che non stiamo con le mani in mano. Da anni abbiamo stipulato convenzioni tese proprio al controllo del territorio che amministriamo”.
L’Area Marina, infatti, ha siglato accordi con i vigili urbani di Pineto per il controllo della pineta; poi con le associazioni Guide del Cerrano e quella dei bagnini per la sorveglianza della spiaggia e con il Pross per la gestione dell’infopoint sull’arenile per garantire ai frequentatori dell’AMP assistenza e informazione sulle regole di comportamento. Senza dimenticare l’accordo con la Capitaneria di Porto di Pescara per il controllo a mare. La procedura, per altro, prevede che tutte le associazioni, a fine giornata, facciano un report segnalando tutte le criticità registrate, le quali vengono il giorno dopo analizzate dal personale dell’AMP, che interviene sul problema.
“Un piccolo esercito – continua Cantarini – che probabilmente non basta ad arginare l’invasione di un popolo di bagnanti in cerca di un posto bello e libero in cui poter passare alcune ore in relax. Ma quando i numeri aumentano, aumenta anche il rischio che tra questo popolo vi siano persone poco avvezze a rispettare regole comportamentali che per forza di cose un’area marina protetta impone”.
Cartelli, cordoni, personale possono poco di fronte alla scarsa cultura del rispetto.
“Molte sono le voci che ci chiedono di adottare il numero chiuso – conclude il Presidente – una soluzione a cui siamo poco propensi perché certi che l’Area Marina è un bene di tutta la collettività. Ma là dove i nostri sforzi e le nostre raccomandazioni continueranno a non essere ascoltate la strada da imboccare sembra essere proprio questa”.