Alba Adriatica. Inchiesta Alba orientale, a processo finiscono in 79 per i permessi facili ai cinesi. E’ questa la decisione adottata dal Gup del tribunale di Teramo, Giovanni De Rensis, che accogliendo la richiesta dell’accusa ha rinviato a giudizio 79 persone, finite a vario titolo nell’inchiesta avviata nel 2007 dalla squadra mobile di Teramo, che poi nel 2009 produsse 45 ordini di custodia cautelare, tra cinesi e albensi.
Il reato contestato è concorso in attività illegali finalizzato al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Rispetto agli 84 indagati, i rinvii giudizio sono 79. Il meccanismo portato in superficie dagli inquirenti era quello dei falsi ricongiungimenti familiari, attraverso delle false attestazioni, che poi favorivano l’ingresso in Italia di clandestini.Due delle persone coinvolte nell’inchiesta hanno patteggiato la pena: Giovanna Di Lorenzo (secondo gli inquirenti era una delle menti dell’organizzazione dei falsi ricongiungimenti familiari) condannata a 2 anni e 2 mesi e a 22mila euro di sanzione e Antonio Di Gennaro (tecnico) che ha “concordato” una pena di 2 anni (ambedue le pene sono sospese) e 22mila euro di multa. Tra le posizioni stralciate, al momento, c’è quella di Giuliana Esposito, agente immobiliare, per un difetto di notifica. Tutti gli altri indagati, invece, dovranno sottoporsi a processo. Tra questi ci sono sia coloro che, secondo l’indagine, erano al vertice dell’organizzazione ed anche di chi avrebbe un ruolo marginale. A processo sono finiti, tra gli altri, sia l’agente di polizia municipale, Massimo Ritrecina (arrestato nell’autunno del 2009) e l’assessore al turismo Pierluigi Marziale, proprietario di uno degli alloggi locati ai cinesi attraverso un’agenzia immobiliare. Il processo prenderà il via nel marzo del 2013. Il rinvio a giudizio riguarda anche Giuliano Boffi, commercialista e marito della Di Lorenzo, Gino Bruni (agente immobiliare), Lanfranco Marziale (geometra) e la moglie Miriam Bacà.