Aveva più volte sottolineato che così come stava operando il consorzio intercomunale per i rifiuti solidi urbani, dichiarato fallito nel settembre del 2015, non era più possibile.
Aveva contestato la gestione degli impianti da parte del CSA, il consorzio stabile ambiente dell’aquila, aveva persino annunciato di voler firmare l’ordinanza di chiusura per questioni legate alla salute pubblica. Nei giorni scorsi il provvedimento della Regione che ha deciso per il blocco di sei mesi di tutte le attività all’interno della struttura di Grasciano.
“Io non credo che il Cirsu riaprirà i battenti”, ha puntualizzato il primo cittadino, “con il fallimento i Comuni consorziati non hanno più alcuna voce in capitolo. E se dovesse un giorno intervenire il privato, di certo gli impianti non saranno più una grande pattumiera come lo sono oggi. Noi stiamo portando avanti un progetto importante per la riconversione della vallata. Sta nascendo una fabbrica importante e siamo convinti che possa dare impulso anche ad altre aziende che vorranno investire”.
Di Bonaventura dunque guarda al futuro con grande ottimismo. Ha ricordato appunto come in quella vallata stia nascendo una fabbrica di mobili che nell’arco di tre anni darà lavoro a circa 140 persone. Una risposta importante alla crisi occupazionale. Ma pone anche un interrogativo inquietante sul Cirsu.
“Una settimana fa l’incendio ai capannoni della Richetti a San’Atto”, conclude, “c’è stata una grande mobilitazione per i controlli dell’aria. Mi chiedo come mai in 20 anni per il Cirsu non c’è stata la stessa attenzione che invece ha riguardato l’azienda andata in fiamme. Quali interessi c’erano attorno agli impianti di Grasciano?”.