A poco più di un mese e mezzo dall’incidente accaduto alla sorgente del Gran Sasso che aveva spinto l’ordine degli ingegneri di Teramo ad effettuare una richiesta di accesso agli atti ad Asl, Ruzzo e Regione, sono arrivate le prime risposte.
In attesa di avere ancora un riscontro dalla società acquedottistica, alcuni esponenti dell’ordine teramano sono stati invitati ieri negli uffici regionali per cercare di dissipare alcuni dubbi sebbene le uniche certezze emerse siano state quelle di una mancanza di conoscenza da parte della Regione, che è garante per lo Stato della sicurezza dell’acqua, del sistema acquifero teramano.
“Nonostante dopo l’incidente del 2001 ci si fosse tutti impegnati nella ricerca delle cause e delle possibili soluzioni affinché non avvenisse più un episodio simile”, ha commentato Alfonso Marcozzi, presidente dell’ordine degli ingegneri di Teramo, “la Commissione da allora preposta ha finora prodotto solo carte, senza arrivare a soluzioni concrete. Abbiamo tuttavia avuto la rassicurazione che da qui a qualche mese sarà fatto tutto il possibile per ricostruzione del sistema in modo da poter prevenire a monte eventuali nuovi incidenti”.
Per Marcozzi, inoltre, la gravità principale risiede nel fatto che negli anni nulla è stato fatto per conoscere a monte il funzionamento della captazione dell’acqua e i possibili rischi e tutto sia stato gestito nella “confusione più totale”.
“Cosa hanno fatto in questi anni gli Ato?” si chiede ancora Marcozzi, “e cosa sta facendo l’Ersi ora: In realtà nulla poiché sono dei semplici scatoloni vuoti. Per anni, infatti, ci se ne è infischiati del problema sicurezza e sulle possibili interferenze che l’autostrada e i laboratori avrebbero potuto avere con la risorsa più preziosa che abbiamo. I controlli devono essere fatti a monte e non a valle dove poi, se si riesce, è possibile solo tamponare”.
E in attesa di capire ancora cosa sia davvero successo l’8 maggio, l’ordine assicura che continuerà a chiedere conto alla Regione del lavoro svolto, cercando di mantenere alta l’attenzione su un tema che potrebbe presto tornare nel dimenticatoio.