Così, dopo una serie di incontri con sindacati e operatori del mondo della scuola, il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, ha scritto alla ministra della Pubblica istruzione, Valeria Fedeli, chiedendo conto di quanto sta accadendo e proponendo un confronto sulle ragioni dell’Abruzzo.
“In questi mesi”, ha scritto il presidente, “avete dialogato con le organizzazioni sindacali sulla questione del congelamento degli organici. La situazione emergenziale che ancora viviamo – tenga conto che i processi di ricostruzione sono appena all’inizio e dureranno anni – ha profondamente scardinato, come accade sempre in questi casi, consolidate dinamiche sociali che a loro volta si riflettono sulle dinamiche urbane e urbanistiche dei territori, sulle politiche dei servizi a partire da quelle per la mobilità. Dobbiamo fare i conti con luoghi e cittadine spopolate, e con luoghi e cittadine sovraffollate. In queste condizioni il taglio di 69 docenti in Abruzzo, 18 solo nella provincia teramana, la più colpita dalle calamità naturali appare come un atto sconsiderato, di mera “burocrazia difensiva” come si suol dire, assolutamente avulso dalla realtà. E per questo incomprensibile”.
Le previsioni della Tabella degli organici, inoltre, appare in contraddizione con la nota del direttore generale del Ministero, Maria Maddalena Novelli nella quale viene esplicitamente previsto che “per quanto riguarda le aree interessate dai recenti eventi sismici sono mantenute le classi attivate nei comuni colpiti, anche con parametri inferiori a quelli previsti dalla normativa vigente ed è possibile attivare ulteriori classi nei comuni che hanno accolto gli studenti delle zone terremotate, nei limiti delle norme specifiche in via di definizione”.