Il tribunale di Ascoli Piceno, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, ha condannato a sei anni di carcere una donna nigeriana di 28 anni ritenuta colpevole dei reati di tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione.
La donna è stata assolta per una terza accusa, quella di aver fatto abortire una ragazza che si prostituiva per suo conto, facendole assumere farmaci. I fatti sono avvenuti da maggio a settembre 2015 tra Monsampolo e Controguerra, dove gravitavano rispettivamente la nigeriana e un teramano che viene giudicato a parte.
La donna è accusata di aver messo su, insieme ad altre persone non identificate, un traffico di donne che dall’Egitto e dalla Nigeria giungevano in Italia dove – secondo la magistratura ascolana – venivano ridotte in schiavitù e costrette con violenze e minacce fisiche indirizzate anche ai loro familiari, a prostituirsi lungo la Bonifica. Dopo che si erano appartate con il cliente di turno, i soldi incassati venivano loro interamente sottratti dagli sfruttatori.