Tre arresti e 45 perquisizioni a carico di altrettante persone, acquirenti di bitcoin e di merce illegale online. E’ il bilancio della maxi operazione della Polizia di Stato di Lecco contro il traffico di sostanze stupefacenti su darknet.
In manette, tra Pontedera e San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, sono finiti un italiano, un brasiliano e un albanese, accusati di aver ceduto hashish, cocaina, marijuana e droghe sintetiche attraverso il sito I.D.C., acronimo di “Italian Darknet Community”, luogo di incontro virtuale frequentato da migliaia di “navigatori” alla ricerca anche di prodotti clandestini: nel corso dell’inchiesta, condotta da agenti sotto copertura online, e’ emersa “una fiorente attivita’ di vendita di armi, documenti contraffatti, denaro falso, software impiegati per accessi abusivi a sistemi informatici e carte di credito clonate”.
L’italiano destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare era stato segnalato dalle autorita’ Usa come un trafficante di droga secondo quanto emerso durante le indagini condotte dal Fbi che hanno portato nel 2013 alla chiusura del blackmarket “Silk Road”: all’epoca, tuttavia, non erano stati raccolti elementi di informazione sufficienti ad identificarlo. Proprio a partire dal 2013, l’uomo avrebbe compiuto sul web oltre 2.000 cessioni di droga. Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati oltre 2 chili di droghe sintetiche, mentre presso la Procura di Bergamo e’ stata stralciata la posizione di un altro italiano, residente nel capoluogo lombardo, indagato in stato di liberta’ per riciclaggio ed esercizio abusivo dell’attivita’ di intermediazione finanziaria, ritenuto uno dei principali “cambia valuta” illegali, in Italia, di monete virtuali.
Le perquisizioni sono state condotte nelle province di Bari, Bergamo, Bologna, Bolzano, Brescia, Catania, Cosenza, Cremona, Cuneo, Firenze, Lecco, Milano, Napoli, Novara, Perugia, Ravenna, Pesaro Urbino, Reggio Emilia, Roma, Teramo, Torino, Trento, Varese, Venezia e Verona. Molti dei perquisiti sono giovani, uno e’ minorenne; tutti avevano dotato i propri pc di sofisticati programmi finalizzati alla completa “anonimizzazione” della navigazione.
L’autorita’ giudiziaria lecchese ha disposto l’oscuramento del sito I.D.C. nella parte accessibile tramite l’open web.