Teramo. Contratti prorogati fino ad aprile, con il mantenimento degli orari attuali. In merito al futuro dei 65 dipendenti della Teramo Lavoro, i cui contratti scadono domani, la Provincia di Teramo ha ribadito la sua volontà di preservare i servizi ed il livello occupazionale. E lo ha fatto questa mattina, dopo il blitz a sorpresa dei lavoratori, che si sono presentati nella sede di via Milli per chiedere risposte certe all’Amministrazione, dopo l’ultimo incontro intercorso tra le parti il 13 febbraio scorso.
“Teramo Lavoro è una società in house con una sua amministrazione ed una sua struttura” ha precisato il presidente Valter Catarra “che lavora per commesse date dalla Provincia. Ma restano due strutture separate. Non è mia intenzione mettere delle distanze, ma è necessario chiarire prima di proseguire nel nostro incontro improvvisato”.
Nemmeno un’ora di dialogo, nel quale la Provincia ha voluto confermare quella che è la volontà politica di prorogare i contratti ai dipendenti che fanno capo al settore Lavoro e formazione professionale, per i quali esiste un problema di copertura finanziaria (a differenza degli altri lavoratori della società, pagati con fondi propri dell’Ente).
“Vogliamo preservare la continuità dei servizi e mantenere gli attuali livelli occupazionali della società” ha detto Catarra “sia pure in una situazione in cui permangono forti criticità sostanziali, di ordine tecnico e gestionale. In due settimane la situazione è cambiata: la risposta della Regione al nostro quesito, alla luce dei criteri stabiliti dal Decreto Monti, ha chiarito che al momento ci sono risorse solo per il 2012, per cui questo rende impossibile la programmazione pluriennale e l’effettuazione delle selezioni per le assunzioni a tempo indeterminato. Allo stato attuale, fino alla fine del 2012, la Provincia può contare su un’assegnazione pari a 1 milione e quasi 200mila euro. Un importo non sufficiente a coprire per i restanti mesi tutti gli attuali dipendenti della società compensati con il Fondo sociale europeo”. I conti sono relativamente semplici, anche se in questo caso potrebbe sembrare crudele, visto che dietro i numeri vi sono sempre delle persone. “Se distribuiamo queste risorse (ossia il milione di euro di cui sopra, ndr), avremmo a disposizione 110mila euro al mese” ha spiegato il presidente. “Ma allo stato attuale, avremmo bisogno di almeno 60mila euro in più per pagare tutti i dipendenti, con un contratto da 36 ore. E’ chiaro che con questi ritmi non possiamo mantenere i livelli occupazionali”. Le alternative, dunque, sono due: dimezzare il personale (da 65 a 30) o diminuire gli orari di lavoro. Strade non percorribili al momento, che lasciano spazio ad una terza alternativa estrema: la prosecuzione dei contratti per altri due mesi.
“Ci sono tutta una serie di questioni che vanno poste e affrontate nelle sedi dedicate” ha aggiunto Catarra. “Chiederò pertanto alla Regione, e ho già avviato un’interlocuzione in tal senso con il presidente Chiodi, l’immediata costituzione del previsto Comitato istituzionale, aperto alle Province, per la programmazione partecipata del FSE e per definire con esattezza: quante e quali siano le risorse assegnate alle Province, per quanto tempo, per gestire quali servizi e con quali modalità”.
“Allo stato attuale” ha concluso l’assessore Eva Guardiani “l’unica via percorribile per garantire la continuità dei servizi è la proroga dei contratti in essere fino alla fine del prossimo aprile. In questo periodo di tempo, insieme ai tecnici del settore, alla società e ai sindacati, valuteremo tutti gli aspetti tecnici e gestionali ed effettueremo le scelte necessarie per garantire alla collettività lo standard qualitativo dei servizi. La Dirigente del settore non dovrà fare altro che prendere atto di questa che è una scelta politica, di cui ci assumiamo tutte le responsabilità”.