Nel contesto di una laboriosa indagine, avviata nei mesi scorsi dal maresciallo della stazione di Sant’Egidio alla Vibrata, Mario De Nicola (coordinato dal capitano Pompeo Quagliozzi, comandante della compagnia di Alba Adriatica), in collaborazione con il nucleo ispettorato del lavoro (Vincenzo Naselli) e sotto l’egida del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, hanno “scoperchiato” una vera e propria organizzazione, con base operativa a Sant’Egidio, località nella quale era stata attivata una società fantasma, che poi era riuscita a movimentare una serie di assunzioni (con relativi licenziamenti) di una 90 di cittadini stranieri. L’indagine, che in ogni caso ancora non è conclusa, visto che ora andranno verificati una serie di aspetti legati all’evasione fiscale, ed altri possibili coinvolgimenti (durante le indagini sono stati prelevati degli hard disk), è costata la denuncia a un ragioniere commercialista di Civitella, F.A. Di 62 anni (già coinvolto nel recente passato in un’inchiesta sulle false badanti) e un uomo del posto, A.C. Di 32 anni, che vestiva i panni del falso imprenditore, oltre a 5 stranieri (3 marocchini, 2 tunisini e una romena). Le persone denunciate devono rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato, falsità idelologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, determinato dall’errore altrui con inganno, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, emissione di false fatturazioni e violazioni in materia di assunzioni. I carabinieri indagano su un giro di assunzioni fittizie che poi si sarebbero tradotte in un danno per l’Inps di quasi 80mila euro, mentre il giro di fatture false sarebbe di 400mila euro. La ditta fantasma, intestata al 32enne di Sant’Egidio, aveva effettuato circa 90 assunzioni di extracomunitari, e comunque di stranieri, residenti in diverse province dello Stivale (Teramo, Ascoli e Ravenna). Lavoratori poi licenziati, in modo da beneficiare della cosiddette indennità di disoccupazione. Inoltre, per poter ottenere i permessi di soggiorni, utili per le assunzioni, sia il professionista che lo stesso finto imprenditore, avevano tratto in inganno i funzionari delle varie questure. I carabinieri, su disposizione del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, hanno poi effettuato una perquisizione all’interno dello studio professionale del 62enne, sequestrando le memorie dei pc, in modo da verificare altre eventuali responsabilità. La stessa attività del ragioniere-commercialista, già coinvolto in una diversa inchiesta, è stata sospesa su disposizione della magistratura.