A due anni dall’apertura dell’inchiesta sul fallimento Sogesa, la società che gestiva il servizio di raccolta e smaltimento per conto del Cirsu, e a quasi un anno dall’archiviazione per gli ex presidenti Cirsu Luciano D’Amico e Lunella Cerquoni, la Procura firma l’avviso di conclusione delle indagini contestando l’accusa di bancarotta ad otto persone: fraudolenta patrimoniale per i tre componenti dell’allora cda di Cirsu e Sogesa Angelo Di Matteo, Diego De Carolis e Andrea Ziruolo e i due consulenti Mery Pistillo e Lorenzo Giammattei e preferenziale nei confronti dell’ex presidente del cda di Sogesa Gabriele Di Pietro, dell’ex amministratore delegato di Sogesa Giovanni Marchetti e dell’allora presidente del cda e ammistratore delegato di Deco Paolo Tracanna.
Secondo l’accusa, infatti, dopo l’acquisizione da parte di Cirsu anche delle quote di Aia in Sogesa (avvenuto a fine 2011), con la società diventata interamente pubblica e con i due cda a quel punto coincidenti, i vertici del Cirsu avrebbero occultato la maggioranza dei 3 milioni di crediti vantati da
Sogesa nei confronti del consorzio, disconoscendoli, anche sulla scorta una consulenza affidata a Pistillo e Giammattei, con un accordo transattivo con il quale venivano riconosciuti a Sogesa
appena 431mila euro circa.
Un duro colpo per la società, che il 26 giugno 2012 fu dichiarata fallita.
Un’ipotesi quella di bancarotta, ma questa volta preferenziale, che la Procura contesta anche all’ex presidente e all’ex amministratore delegato di Sogesa Gabriele Di Pietro e Giovanni Marchetti, ai vertici della società quando era ancora a capitale misto pubblico privato, accusati di aver effettuato pagamenti per circa 689mila euro in favore di Deco prima del fallimento Sogesa, in un momento in cui quest’ultima versava già in uno stato di dissesto finanziario.
Accusa che la Procura contesta in concorso anche all’allora amministratore delegato di Deco Paolo Tracanna, che proprio in virtù della partecipazione di Deco in Sogesa attraverso Aia sarebbe stato a conoscenza dello stato di decozione della stessa.
Sempre a Di Pietro e Marchetti viene contestata un’altra ipotesi di bancarotta preferenziale per aver pagato, nello stesso periodo, circa 320 mila euro ad altre due aziende.
A far partire le indagini era stato un esposto presentato all’epoca dall’ex presidente del Cirsu Angelo Di Matteo, poi finito indagato.