Alba Adriatica, il fantomatico carico di cocaina e la disavventura giudiziaria del veterinario

n1361918902_345286_2794627Alba Adriatica. Svegliato nel cuore della notte, mentre era in vacanza in un albergo di Vibo Valentia e poi rinchiuso in carcere per 70 giorni, tra Catanzaro e Bologna, per un’accusa infamante: associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga dal Sudamerica. E’ stato un vero e proprio incubo, durato dal 3 agosto al 13 ottobre, quello vissuto da Claudio Zippilli, medico-veterinario di Alba Adriatica.

Un incubo frutto di una indagine durata quasi un anno, con pedinamenti ed intercettazioni ambientali e telefoniche, che a carico del veterinario e imprenditore, molto conosciuto ed apprezzato nel comprensorio, avevano confezionato un abito inquietante: collegamenti con un boss della ‘ndrangheta, che attraverso la propria organizzazione avrebbe dovuto far arrivare in Italia, dal Sudamerica, un carico di 1.500 chili di coca. Ora, a distanza di mesi dalla vicenda (Claudio Zippilli era in viaggio verso la Sicilia), racconta la brutta esperienza con il sorriso sulle labbra, che poi da sempre è una sua caratteristica, ma ancora fatica a capacitarsi per quello che è accaduto. “ Mi è piombata addosso una cosa che ancora oggi è inspiegabile”, spiega Zippilli, “ e attraverso una serie di coincidenze fortuite a accostamenti azzardati, mi hanno associato ad un clan calabrese. Al taglio dell’erba in una villa che avrebbe dovuto ospitare un boss, a Mosciano, all’arrivo di container di legna dal Sudamerica, che dovevano servire per la mia attività, che per gli inquirenti doveva essere droga, ad una richiesta di un prestito in una banca spagnola, sempre legata alla mia attività, sul quale sono state fatte una miriade di illazioni”. Tutte ipotesi di reato che costano l’arresto a Zippilli, assieme ad altre 16 persone. Prima una detenzione per 21 giorni a Catanzaro, poi il trasferimento a Bologna. In tutto 70 giorni di carcere, durante i quali il veterinario, spalleggiato dai familiari più stretti e dal legale, è riuscito al momento a smontare il castello accusatorio costruito dalla procura di Bologna (titolare dell’inchiesta) e a tornare un uomo libero, in attesa poi di chiarire nel dettaglio i termini della vicenda. Da oltre un mese, il veterinario è tornato alla vita di tutti i giorni, ma non ha perso un briciolo del suo innato entusiasmo, nonostante alcune situazioni che la detenzione gli hanno procurato, Dalla sospensione dall’albo del veterinari (poi in qualche maniera superata) all’esclusione dall’elenco dei Ctu al tribunale di Teramo. Ora, però, l’importante è essere usciti dal carcere (sono venute meno le istanze di detenzione cautelari e il professionista è tornato in libertà) e dimostrare in maniera definitiva che con quel fantomatico carico di cocaina (per giunta mai arrivato) il 47enne medico veterinario non c’entra assolutamente nulla. “ Andrò fino in fondo a questa vicenda” chiosa Zippilli, che sta scrivendo un libro sulla brutta storia, “ e chiederò i danni, perché credo che prima di privare la libertà a qualcuno, bisogna essere sicuri di quello che si fa”.

 

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