Ormai tra la zona evacuata e il terreno più a monte si è creato un dislivello di oltre 2 metri e mezzo rispetto ad un anno fa quando ci fu il sopralluogo da parte dei carabinieri e del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Riccardo Mercante. Sopralluogo deciso dopo che una degli edifici evacuati aveva iniziato ad implodere su se stessa sul versante est.
Il cedimento strutturale era già evidente all’epoca, anche quando ci fu il sopralluogo da parte dell’allora capo della Protezione Civile Franco Gabrielli e del governatore della Regione Luciano D’Alfonso. I pilastri si stavano letteralmente sbriciolando sotto la pressione della massa di terreno in movimento. Ma negli ultimi mesi, la situazione è peggiorata. E se ne sono accorti i residenti di via Chieti, più a valle, e i proprietari di alcune piccole attività imprenditoriali.
Il terreno e il movimento franoso hanno spinto in avanti una cabina Enel a servizio di un capannone artigianale. E sono evidenti i rigonfiamenti sull’asfalto per il trascinamento della struttura. A rischio anche alcuni piccoli fabbricati utilizzati come rimessaggio di attrezzature. Il fronte franoso è avanzato in soli due anni di circa 10 metri e sta raggiungendo ormai l’ingresso di un’abitazione su due piani.
“Noi la notte non dormiamo affatto tranquilli”, raccontano alcuni residenti, “temiamo che prima o poi una massa enorme di terreno possa invadere le nostre proprietà”.
E’ stato realizzato anche un pozzetto di ispezione geologica per monitorare l’avanzamento della frana. Il titolare di un’attività artigianale a proprie spese ha fatto eseguire anche degli interventi per drenare l’acqua che impregna la collina. Ma servono soluzioni differenti, che tengano conto del dissesto idrogeologico che interessa tutta l’area a monte e a valle di Contrada Marina. Intanto, la preoccupazione di convive con il problema cresce giorno dopo
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