Martinsicuro. Licenziamento illegittimo e comportamento anti-sindacale. E’ una sentenza importante, che farà sicuramente storia, quella emessa dal Tribunale di Teramo, che si è pronunciato ieri sul ricorso presentato da Gianni Carbone, l’operaio-sindacalista licenziato dalla Carbotech di Martinsicuro il 25 luglio scorso.
Gianni potrà tornare a lavorare nella “sua” fabbrica, quella per la quale ha speso tante energie, senza fermarsi di fronte a nulla, in nome di quei diritti sanciti dalla Costituzione, come la dignità del lavoro ed il rispetto delle norme di sicurezza. Quei valori per cui si è sempre battuto e che ha pagato con l’allontanamento dalla fabbrica. Ma Gianni non era solo. Con lui, oltre al suo legale ed ai rappresentanti della Filctem Cgil, c’erano anche i suoi colleghi. Loro gli sono rimasti accanto, proclamando uno sciopero generale, terminato lo scorso 5 agosto, giorno in cui sindacati e azienda hanno firmato un accordo, alla presenza del prefetto Eugenio Soldà, che prevedeva la sospensione del licenziamento e la messa in ferie forzate di Carbone, fino al giorno della sentenza.
Quel giorno è arrivato e quanto stabilito ieri dal giudice è stato accolto come una vera vittoria dei lavoratori. “Questo a testimonianza che la lotta non sempre non paga” ha detto il segretario provinciale della Filctem Giovanni Di Timoteo “o almeno non sempre. E’ un risultato molto positivo e deve essere un monito per l’azienda: non può fare quello che gli pare, sacrificando il bene dei lavoratori”.
Gianni oggi è un uomo contento. “In questi anni” racconta “mi sono sempre battuto per i diritti dei lavoratori e per un migliore ambiente di lavoro”. Ricorda quei momenti con tristezza, ma ora può guardare con speranza al futuro. “Ho sempre cercato una collaborazione con l’azienda, soprattutto sul tema della sicurezza, ma negli ultimi 3 anni gli incontri si sono sempre conclusi con un nulla di fatto. Ad aprile sono stato costretto a presentare una denuncia alla Asl per evidenziare alcune problematiche interne, poi accertate. Da lì è arrivata la sospensione di due giorni. Quando sono rientrato avevo molte difficoltà nello svolgimento del mio lavoro, tanto da costringermi ad assentarmi per malattia. Soffrivo di crisi d’ansia e questo mi impediva di lavorare. Durante i giorni di malattia, l’azienda ha mandato più volte la visita fiscale, mi hanno addirittura pedinato. Fino al licenziamento: contestavano il fatto che la mattina alle 7 uscissi di casa in bicicletta”.
Ora per Gianni si apre un nuovo capitolo o, semplicemente, riprende il percorso che aveva momentaneamente interrotto. “Continuerò a fare il mio lavoro come operaio e come sindacalista” assicura, anche in virtù della sua rielezione come rappresentante sindacale.
“Questa sentenza” ha detto il legale Renzo Di Sabatino “è solo il primo passo. L’azienda potrebbe opporsi al provvedimento, ma una cosa è certa: il 19 ottobre terminano le ferie forzate e Gianni Carbone potrà finalmente tornare a lavorare”.