Teramo. Due delle migliori amiche di Melania Rea, Valentina e Immacolata detta “Imma” sono state ascoltate dai sostituti procuratori di Teramo Greta Aloiosi e Davide Rosati nell’ambito delle ulteriori indagini sull’omicidio della giovane madre, per il quale è in carcere il marito, Salvatore Parolisi.
Le due giovani erano già state sentite dai Pm di Ascoli nelle prime indagini sull’omicidio. Valentina è l’amica che rivelò ai magistrati la relazione extraconiugale di Parolisi con Ludovica, che le era stata riferita proprio da Melania. Il caporalmaggiore – secondo intercettazioni contenute nei fascicoli investigativi – contattò la giovane invitandola a ritrattare. Immacolata, invece, è l’amica alla quale Melania annunciò di dover rivelare “un fatto molto grave” e che lo stesso Parolisi chiamò per chiederle se la moglie le avesse raccontato qualcosa.
“Imma” Rosa, l’amica del cuore di Melania Rea, all’uscita dalla procura di Teramo, alla domanda se può essere stato Salvatore ad uccidere Melania ha risposto: “Si, perché no?”.
Ai sostituti procuratori di Teramo Davide Rosati e Greta Aloisi, titolari dell’inchiesta sul delitto di Ripe di Civitella del Tronto, tanto Immacolata detta ‘Imma’ quanto l’altra testimone Valentina Esposito, hanno confermato oggi la versione fornita al pm di Ascoli Piceno all’inizio dell’inchiesta giudiziaria. Imma già nella sua prima deposizione aveva allungato l’ombra del sospetto che ad uccidere la ventinovenne di Somma Vesuviana (Napoli) fosse il sottufficiale di Frattamaggiore.
Le due donne sono state ascoltate per diverse ore dai pm che hanno chiesto anche pensieri e considerazioni sulla figura di Parolisi, sul rapporto di lui con Melania, delle confidenze fra amiche, del rapporto col denaro del caporalmaggiore. Valentina fu colei a cui Melania confidò la relazione extraconiugale con Ludovica, una delle reclute che addestrava Parolisi, mentre ad Imma Melania disse che “c’era un fatto molto grave”.
Legali Parolisi ricorrono in Cassazione. I legali di Salvatore Parolisi hanno depositato questa mattina il ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame dell’Aquila, che il 23 agosto ha confermato la detenzione in carcere a Teramo, per il caporalmaggiore dell’Esercito accusato di aver ucciso a coltellate la moglie, Melania Rea. Secondo gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, la decisione dei magistrati aquilani ha diversi punti deboli, con “risposte superficiali ad una robusta quantita’ di obiezioni difensive su molte cose”. Nel merito, i due legali contestano “i dati sull’ora della morte della donna, poi la rivelanza delle sei presunte tracce di dna estraneo trovato sul corpo di Melania, (femminili e maschili) e l’analisi delle celle telefoniche nella zona tra Colle S. Marco di Ascoli e Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, dove il cadavere venne trovato il 20 aprile scorso, due giorni dopo la scomparsa della 29enne di Somma Vesuviana”.