Nell’intervista rilasciata al magazine, Cirillo afferma che “gli indizi raccolti non ci permettono di affermare con certezza che Parolisi abbia materialmente ucciso la moglie: si limitano a collocarlo a Ripe di Civitella quando e’ avvenuto il delitto. Potrebbe anche averla solo accompagnata dai suoi assassini”. Nella lunga intervista, il magistrato che ha scritto le 185 pagine che compongono l’ordinanza di carcerazione del caporalmaggiore, quale unico indagato per l’omicidio della moglie, pone dei punti interrogativi che comunque non fanno di Parolisi un uomo incolpevole. “Anche ammesso che sia colpevole non di omicidio, ma di concorso in omicidio, comunque l’arresto andava convalidato. Sia perché un uomo che porta la moglie dai suoi assassini deve stare in carcere e sia per impedirgli di continuare a inquinare e cercare di depistare le indagini”, dichiara nell’intervista il giudice Cirillo. “Melania e’ stata uccisa perché aveva scoperto un segreto inconfessabile, forse legato alla caserma dove Parolisi lavorava. In tutta l’indagine resta un margine di dubbio sul fatto che Parolisi abbia accompagnato la moglie nel boschetto e li’ sia intervenuta una persona che, però, non ha lasciato tracce di sé. Il che sposterebbe tutto su un piano di premeditazione e aprirebbe scenari inquietanti, se Parolisi stava rendendo conto a qualcuno di qualcosa che non sappiamo, se la moglie aveva scoperto qualcosa e lui e’ stato costretto a portarla li’. Ma noi non abbiamo elementi, al momento, per confermare questa pista”. Il giudice parla di testimonianze dei colleghi di Parolisi per storie di sesso e di droga, del fatto che Melania non aveva amanti. “E’ assolutamente da escludere che una donna abbia preso parte all’aggressione. Al 90 per cento l’assassino e’ Parolisi, resta un 10 per cento perché non c’e’ prova diretta di quello che e’ avvenuto. Ma l’unico Dna trovato e’ quello di Parolisi nella bocca di Melania”.