Nel contesto attuale, i fattori che minacciano le attività legate alla risorsa ittica del Mediterraneo influenzano soprattutto quella che è la piccola pesca costiera che si deve trovare a fare i conti anche con alti costi di gestione. È però proprio questa tipologia di pesca che vede nella sostenibilità il proprio cavallo di battaglia e che riesce a coniugare e salvaguardare all’unisono i fattori ambientali, economici e sociali, utilizzando strumenti da pesca e pratiche ecocompatibili, che impattano poco o niente sull’equilibrio marino e sugli ecosistemi acquatici. È una tipologia di pesca spesso a conduzione familiare, che riesce a creare economia sul territorio in cui viene applicata e contestualmente diviene il tramandarsi, di generazione in generazioni del cosiddetto patrimonio immateriale. Tradizioni, mestieri, saperi e ricette, che creano indotto economico, dal prelievo a mare fino all’esposizione sugli scaffali passando per le tecnologie di trasformazione.
“Per dare sostegno alle piccole produzioni bisogna lavorare sicuramente su due fronti- ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – da un lato è necessario puntare sulla conservazione di questa pratica che rischia altrimenti di scomparire e dall’altro aumentare la consapevolezza del valore aggiunto che hanno i prodotti della piccola pesca costiera sull’economia e sul patrimonio tradizionale locale. La proposta di Legambiente per rilanciare il settore, vede, all’interno del processo di valorizzazione del prodotto, una disamina delle stesse attività di pesca, che dia particolare rilevo ad attrezzi definiti sicuramente più compatibili per l’ambiente e più selettivi nelle catture. Questo ultimo aspetto è da ritenere particolarmente importante in quanto potrebbe costituire l’inizio di un processo di riconoscimento di un prodotto “ambientalmente sostenibile” ed è ovvio che a tal proposito il ruolo della pesca artigianale, quella cioè a più forte valenza sociale e culturale, debba essere messo in particolare risalto.”
“La manifestazione organizzata insieme a Goletta Verde è pensata per mettere sotto i riflettori la crisi in cui attualmente verte il settore della pesca – ha aggiunto Walter Squeo, coordinatore regionale federpesca – A oggi, la pesca in Abruzzo, a livello di quantitativo di pescato, è nella sua fase peggiore dal dopo guerra. Per uscire da questa situazione, è cruciale ridurre l’impatto delle pratiche di pesca invasive sulla biodiversità marina. Molto importante sarebbe anche rafforzare la collaborazione con gli enti di ricerca per promuovere l’istituzione di zone chiuse per la riproduzione nonché per applicare in maniera più sostanziale e diffusa la regolamentazione della pesca. Infine, a nostro parere, diffondere una maggiore attenzione sulle tematiche ambientali che riguardano il mare è la chiave di volta per trasformare le nostre attività in pratiche sostenibili e per ripartire in modo più attento le risorse ittiche”.
Goletta Verde, sensibile da sempre a tutte le attività che riguardano la nostra immensa risorsa mare, si impegna in Abruzzo come in tutt’Italia per sensibilizzare i cittadini su queste tematiche. A tal proposito è da evidenziare che, in molti casi, è il consumatore stesso che può orientare il mercato e pertanto, come è accaduto nel settore agricolo con i prodotti biologici e quelli OGM Free, lo stesso processo potrebbe essere attivato per i prodotti della pesca provenienti da catture effettuate con attrezzi “ambientalmente sostenibili”; pertanto è di fondamentale importanza l’individuazione e la “mappatura” di questi particolari prodotti. Inoltre, con la promozione di campagne come quella del Pesce ritrovato by Fish scale, che quest’anno è ospite d’onore a bordo dell’imbarcazione ambientalista, il consumatore è sollecitato a preservare la biodiversità marina, a riscoprire le specie ittiche locali, a ridurre gli scarti di pesca e infine a incrementare la domanda e il valore commerciale delle specie ritrovate.