Sembra ci sia ancora vita tra le pareti dell’Istituto Regina Margherita, a Teramo, un tempo orfanotrofio provinciale gestito dalle suore della Carità. Qui venivano accolte le orfanelle, in un periodo in cui la nascita di una figlia femmina era vista come una “sventura”: i maschi erano quelli che garantivano la forza lavoro, mentre loro, le “piccole donne” venivano abbandonate davanti a questo grande cancello.
Sembra di sentire ancora le loro risate, i loro pianti. Eppure, tanti anni sono trascorsi e quella che una volta era un’eccellenza nella formazione, ora rischia di crollare, abbandonata a sé stessa.
Poco più di un anno fa, il 15 maggio del 2010 per l’esattezza, un nuovo Consiglio di Amministrazione è stato chiamato a rimettere in sesto la struttura. E quello stesso Cda oggi chiude queste pagine che segnano un primo passo verso la rinascita. “La prima cosa che abbiamo fatto è stata ripulire il prato dalle erbacce che ormai ostacolavano l’ingresso” spiega Roberto Zilli, presidente del CdA.
Adesso la palla passa ai tre Commissari straordinari, chiamati ad unire le Ipab regionali in un’unica grande Azienda di servizi per la persona (Asp), come previsto dalla riforma regionale recentemente approvata.
Di sicuro c’è che questa struttura rappresenta un bene ed un’eccellenza per la città. Tanti teramani sono cresciuti tra queste mura e hanno percorso ogni singolo centimetro di questo immenso parco. C’è molto da fare e tanto da sistemare con la massima urgenza. La politica teramana dovrebbe essere la prima a credere ancora in questa struttura, che può tornare ad essere centro di eccellenza nella formazione dei bambini.
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