Ospedale Atri: sospesa la chiusura dell’Utic. Tar de L’Aquila rimanda tutto a settembre

atri_ospedale.jpg1Atri. Tutto rinviato a settembre. Il Tar de L’Aquila ha sospeso, con decreto urgente, il provvedimento emesso dalla Asl di Teramo che prevedeva la chiusura dell’Utic dell’ospedale San Liberatore di Atri, a partire dal 1 agosto. L’udienza per la trattazione collegiale è fissata, infatti, al 7 settembre e fino ad allora l’Utic resterà aperto.

Soddisfatti i capigruppo dell’opposizione atriana, Gabriella Liberatore (Pd), Paolo Lupinetti (Udc) e Carmine Zippilli (La Rosa Bianca), che cantano vittoria e tirano un sospiro di sollievo, pur nella consapevolezza che si tratta solo di un primo risultato verso la salvaguardia dell’Ospedale di Atri come Presidio per acuti. “Esprimiamo il ringraziamento più affettuoso al sindaco di Pineto ed alla sua maggioranza” commentano in una nota “alla cui sensibilità e tenace perseveranza si deve questo esito nell’interesse generale, oltre che all’avvocato Simone Dal Pozzo, che ha saputo nutrire di solidi argomenti giuridici le nostre aspettative”.

“Adesso” aggiungono “ci attendiamo che il Direttore Generale e la Giunta Regionale prendano atto e diano finalmente una risposta seria alla nostra richiesta di avviare un confronto costruttivo per il rilancio dell’Ospedale di Atri con l’intero Consiglio Comunale di Atri la quale, recentemente, ha approvato all’unanimità una proposta di Atto aziendale per il Presidio che, tra l’altro, contemplava la permanenza dell’Utic”.

L’ultimo messaggio, infine, è rivolto al sindaco di Atri, Gabriele Astolfi, che prima ha difeso l’atto della Asl, poi ha fatto approvare in Consiglio l’atto contenente la richiesta mantenimento dell’Utic, infine ha definito lo stesso “virtuale e inutilmente dispendioso”.

L’opposizione atriana, a questo punto, ne invoca le dimissioni, considerato “l’atteggiamento politicamente contraddittorio, pretestuoso ed arrogante assunto nei nostri confronti, che avevamo solo chiesto di convocare per tempo il Consiglio perché facesse sentire la propria voce. Per fortuna c’è un Giudice a Berlino!”.

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