Una richiesta di aiuto per le piccole imprese del territorio arriva dalla Confesercenti Teramo che, lodando la conversione in legge della così detta “rottamazione delle cartelle di Equitalia”, invita i Comuni della provincia teramana a non abbassare la guardia perché esistono anche diverse altre società di riscossione alle quali comunque si deve far fronte.
“Come organizzazione rappresentativa della piccola imprenditoria e del commercio”, scrive in una nota la Confesercenti, “dobbiamo rilevare che nella nostra provincia diversi Comuni si avvalgono per la riscossione di agenti diversi da quello pubblico, con il rischio di ingenerare una reale e disastrosa sperequazione qualora non fosse recepita la facoltà, meglio dire l’invito, del legislatore nazionale ad intervenire in tal senso. Abbiamo segnali concreti di come, a livello nazionale, già molti enti si stiano indirizzando, o comunque stiano valutando, questa giusta e sacrosanta scelta ma, allo stato attuale ancora non se ne ha contezza pubblica nella nostra provincia”.
Non è un mistero, infatti, che una buona parte della massa di cartelle esattoriali del territorio teramano sia da intestarsi alle microimprese. Così come non è un mistero il fatto che le imprese del piccolo commercio siano tra le più rappresentate in questa classifica.
“Riconosciamo che molti piccoli imprenditori hanno avuto enormi difficoltà e sono in arretrato con i pagamenti fiscali nazionali e locali”, prosegue la nota, “ma è anche vero che questa moltitudine di imprenditori e commercianti, con la loro tenacia, e sobbarcandosi rischi personali, hanno tenute aperte aziende che hanno continuato a redistribuire reddito alle famiglie teramane ed a sostenere l’occupazione”.
Per questo motivo, ora che dallo Stato centrale arriva un segnale di aiuto che consentirà agli imprenditori di ritentare la strada della parificazione fiscale, Confesercenti chiede che non rimangano esclusi da questa possibilità anche coloro che hanno contenziosi di fiscalità locale aperti con agenti di riscossione diversi da Equitalia.
“Non solo sarebbe una grave ingiustizia”, conclude l’associazione, “ma anche e soprattutto una occasione persa da parte dei Comuni di rimettere in moto una concreta raccolta di somme che, se gravate da tutti i surplus esattivi attuali, difficilmente rientrerebbero”.