E’ un Ateneo in ottima salute che cresce, innova e consolida il suo ruolo nella rete internazionale di ricerca. Un bilancio più che positivo quello presentato dal rettore Luciano D’Amico, questa mattina nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza, che vede l’Università di Teramo raggiungere, nell’anno che sta per concludersi, risultati importanti.
Cresce, infatti, nonostante le difficoltà dovute al terremoto, il numero di matricole in tutti i corsi di lauree, arrivato a 1611, segnando un +8,3% rispetto all’anno accademico 2012-2013, con tre accreditamenti come operatore della Regione per servizi al lavoro, Garanzia Giovani e sportello informativo di microcredito e autoimpiego. Cresce anche la qualità della didattica, testimoniata dall’aumento delle borse per i dottorati, arrivate a quota 60, di cui il 25% assegnate a ricercatori provenienti dall’estero, che hanno fatto di Teramo il primo ateneo in Europa per attrattività internazionale.
Un’occasione, quella del bilancio, per ribadire la volontà del rettore di continuare sulla politica intrapresa dall’inizio del suo mandato, in collaborazione con il territorio, seppure non sempre il territorio abbia saputo apprezzare o restituire quanto l’Università ha fatto per esso.
E non usa giri di parole D’Amico nell’esprimere il rammarico, ad esempio, per come il Braga sia andato via dai locali che gli erano stati messi a disposizione dall’Università, anche in prospettiva di una possibile sinergia in vista della nascita del Dams, senza neanche avvisare. Così come quando ha dovuto incassare il no del ministro della salute, Beatrice Lorenzin, che non ha appoggiato il progetto di collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico per la realizzazione di un grande polo dove lavorare insieme su ambiente, salute e sostenibilità.
E rivolgendosi a Dodo Di Sabatino, unico rappresentante del Comune di Teramo, ha rinnovato la disponibilità dell’Ateneo a mettersi a disposizione del territorio, lanciando un appello alla classe dirigente cittadina affinché si lavori in squadra per il bene della città, “facendo insieme un pezzo di strada”.
“L’Ateneo sta benissimo così”, ha detto D’Amico, “e se la città riterrà di non aver bisogno di noi, cercheremo collaborazioni con altri Enti e Istituzioni perché solo migliorando ed innovandoci possiamo pensare di sopravvivere”.
E sulla questione Masterplan, con la tanto discussa cabinovia, D’Amico ha ribadito l’importanza che l’Ateneo dà alla sicurezza, vista anche la chiusura delle varie sedi sul territorio con l’accorpamento al campus, ribadendo però che non è possibile pensare di dirottare i fondi per la filovia alla sicurezza nelle scuole, così come aveva proposto il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi.
“La sicurezza nelle scuole è un percorso che si costruisce negli anni e con le giuste risorse”, ha aggiunto D’Amico, sottolineando come le opere previste dal Masterplan (cabinovie ed ex manicomio) siano invece un’occasione da non perdere per ridare nuova vitalità ad un centro cittadino che sta morendo.
Non poteva mancare, infine, una battuta in risposta a chi aveva parlato di una sua possibile discesa in campo nella politica, smentita categoricamente, con la candidatura alla poltrona di primo cittadino teramano, a cui D’Amico ha ironicamente replicato di essere in attesa di una telefonata di Sergio Mattarella per la carica di primo ministro.