Ascoli Piceno. Ad uccidere Melania Rea sarebbe stata la mano di un militare. È la conclusione a cui giunge Adriano Tagliabracci, l’anatomopatologo che ha eseguito l’autopsia sul corpo della giovane mamma di Somma Vesuviana ritrovata morta due mesi fa a Ripe di Civitella.
A togliere la vita della ragazza quella che in gergo tecnico viene chiamata “assalto alla sentinella”. Secondo la ricostruzione, Melania sarebbe stata messa a tacere con una mano sulla bocca, le sarebbe stata procurata una forte torsione del capo e successivamente sarebbe partita la prima delle 32 coltellate che le sono state inferte. A conferma del fatto che si trattasse di un militare, secondo alcune indiscrezioni, anche il fatto che la donna sia stata trovata con i pantaloni abbassati. Pare, infatti, che si tratti di un espediente militare per impedire alla vittima di fuggire.
La novità nel giallo dell’omicidio della donna giunge a poche ore dall’attesissimo interrogatorio di Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore marito della vittima, che oggi pomeriggio sarà ascoltato dai procuratori Monti e Picardi come indagato per omicidio volontario. Non è ancora certo che per questo pomeriggio saranno pronti i tabulati telefonici della sim che l’uomo portava con sé quando, a detta sua, si sarebbe trovato a Colle San Marco con Melania. Un elemento non di poco conto se si pensa che, contrariamente a quanto più volte dichiarato dall’uomo, le foto degli studenti che quel giorno si trovavano davvero sul pianoro non hanno impressionato né Parolisi né la vittima né tanto meno l’auto dei due.
Sembra, però, che i due procuratori utilizzeranno per l’interrogatorio alcune intercettazioni telefoniche di cui nessuno sarebbe ancora a conoscenza, seguendo un metodo sperimentato in occasione delle indagini di un altro famoso omicidio, quello di Avetrana in cui perse la vita Sarah Scazzi. L’obiettivo sarebbe quello di far cadere l’indagato in contraddizione contestando gli stralci di conversazione un po’ alla volta.