Una decisione che trova la decisa contrarietà di Confartigianato Teramo che si è opposta fino alla fine per evitare di far perdere alla città la sede della Camera di Commercio. “Avevamo tutti i numeri per avere la nuova sede a Teramo”, ha spiegato il presidente Luciano Di Marzio, “sia per il numero delle imprese iscritte e sia per il peso dell’economia teramana in tutti i settori ad iniziare dal turismo, all’agroalimentare e a tutti gli altri. Come mai. Dunque, la Giunta teramana si è prestata al gioco aquilano facendo trascorrere molto tempo prima di deliberare la fusione prevista per legge? Forse per dare modo alla Camera di Commercio de l’Aquila di poter realizzare la nuova sede, in tempi da record, eliminando così un ulteriore motivo che avrebbe condizionato la scelta di Teramo come sede?”.
Di Marzio, da sempre contrario a questa possibilità, esprime anche il rammarico di non aver potuto contare sull’appoggio del compianto presidente Giandomenico Di Sante che, a suo dire, non avrebbe permesso una simile decisione, difendendo fino alla fine la realtà economica teramana.
“Ancora una volta”, aggiunge il presidente dell’associazione degli artigiani, “ hanno prevalso le decisioni politiche su quelle dei numeri”, ricordando come oltre a lui abbia votato contro anche il rappresentante della Cisl, mentre altri consiglieri, al di là dei tanti assenti, avrebbero addirittura abbandonato il consiglio durante il voto.
“Per la Confartigianato”, prosegue Di Marzio, “è stato disatteso anche l’obiettivo del Governo circa i risparmi ottenuti delle fusioni delle Camere di Commercio in quanto le spese rimarrebbero le stesse, stessi dipendenti e stessi costi di gestione i quali assorbono quasi la totalità delle entrate camerali. Neanche la riduzione del numero dei consiglieri porterà minor costi in quanto la riforma, e questo è l’unico dato positivo, prevede che le cariche istituzionali, presidente, componenti di Giunta e consiglieri, dovranno essere svolte a titolo gratuito”.
Una perdita, quella della Camera di Commercio, che secondo Di Marzio va ad aggiungersi al fallimento della politica teramana, a discapito della città che, nel corso degli ultimi anni, è stata spogliata di tutto quello che un capoluogo di provincia dovrebbe avere.
“Per non parlare del tanto decantato Masterplan”, conclude il presidente, “che vede assegnare alla provincia di Teramo solo 209 milioni circa su un totale di oltre 1 milione e 505 mila euro ma anche per questa ulteriore discriminazione non abbiamo sentito nessuna lamentela. Un capoluogo di provincia che non viene attraversato da una rete ferroviaria, che non ha un porto importante, che non ha un aeroporto, che ha una montagna come il Gran Sasso che potrebbe restituire tanta vitalità ai comuni montani ma che purtroppo muore giorno dopo giorno che provincia è? Sicuramente da cancellare”.