Piacenza. Riduzione in schiavitù, sfruttamento e tratta di esseri umani. Sono i reati a carico delle otto misure cautelari, di cui quattro in carcere, giunte a termine delle indagini della squadra mobile di Piacenza Piacenza in collaborazione con la Questura di Teramo, la Sezione Polizia Stradale di Ascoli Piceno e il Commissariato di Crema.
Si chiama “Operazione Trolley”: gli indagati sono accusati di aver agevolato, favorito e sfruttato la prostituzione di donne che venivano reclutate in Nigeria, accompagnate fino in Libia e da qui fatte imbarcare alla volta di Lampedusa. Una volta giunte in Italia, venivano fatte prostituire per saldare il debito contratto l’organizzazione criminale, stimato tra le 50 e le 70mila euro.
A dare il via alle indagini è stato il pestaggio di una ragazza a Crema: sembra, infatti, che la donna volesse uscire dal giro. Soccorsa dalla polizia, ha denunciato i suoi sfruttatori facendo così scoprire alle forze dell’ordine la banda di nigeriani, in cui c’erano anche complici italiani, che intimorivano le donne con riti wodoo e minacciando le loro famiglie nel paese di origine.
Arrestati così una donna nigeriana e un suo connazionale, considerati a capo della gang, mentre altri due sono latitanti. Diverse le perquisizioni scattate anche a Teramo e in altre zone d’Italia. La banda si avvaleva infatti di compliti italiani. Più in particolare, sono stati denunciati quattro uomini, tra cui due tassisti (uno risulta residente a Martinsicuro) che accompagnavano con il loro taxi le prostitute sui luoghi di esercizio del meretricio e le riaccompagnavano a casa dopo essere stati pagati. Sequestrato anche l’appartamento in provincia di Piacenza, di proprietà di un cittadino italiano che aveva affittato l’immobile alle immigrate clandestine, chiedendo in cambio somme di denaro e prestazioni sessuali.