Con il passare delle ore e la costante frequenza di scosse dello sciame sismico, aumenta la preoccupazione di tanti genitori che, niente affatto rassicurati dai controlli e dalle verifiche che si stanno portando avanti nelle scuole teramane, sono propensi a non rimandare i loro figli a scuola il giorno della riapertura prevista, al momento, per lunedì.
Oltre alle evidenti crepe in diversi edifici che destano una certa apprensione, come ad esempio quelli della scuola D’Alessandro (vedi foto), in tanti si stanno informando, ed eventualmente organizzando anche con il tam tam su Facebook, per la pratica dell’homeschooling, ovvero la così detta scuola parentale o istruzione familiare.
Una pratica di certo poco conosciuta in Italia sebbene sia perfettamente legale. La legislazione italiana, infatti, nell’articolo 30 dice che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”, per cui è possibile per le famiglie scegliere il modo in cui poter assolvere tale compito. Oltre alla scuola pubblica o quella privata, dunque, è possibile occuparsi della formazione dei propri figli in maniera diretta o con l’aiuto di persone scelte da loro stessi, in condivisione con altri genitori oppure personalmente.
La paura di possibili crolli ma anche il timore di non riuscire a gestire la comprensibile ansia e paura che potrebbero avere gli studenti, piccoli e grandi, e gli insegnanti in caso di nuove scosse, senza l’assicurazione di posti sicuri dove poter fare scuola (tende, capannoni o altre soluzioni), spingono dunque verso questo tipo di scuola alternativa.
Ma, dopo il superamento della prima emergenza di messa in sicurezza dei cittadini e il controllo degli edifici scolastici, si dovrà attendere il fine settimana per conoscere le decisioni del sindaco di Teramo e del presidente della Provincia riguardo al possibile ritorno in classe. Se, quando e come. Le famiglie, intanto, studiano altre ipotesi.