Dal momento dell’arresto, infatti, secondo quanto prevede la legge thailandese, devono trascorrere almeno 84 giorni, affinché il magistrato inquirente prenda in considerazione e valuti l’ipotesi di una scarcerazione. Gli 84 giorni cadono il prossimo 10 giugno, momento nel quale tutti coloro che seguono, con apprensione, il caso si augurano che l’incubo possa finire e Denis riacquistare la libertà. Ad onore del vero, familiari ed amici, da settimane, sono impegnati in una costante opera di sensibilizzazione, per non far cadere l’attenzione sulla vicenda. Nel frattempo, sul caso Cavatassi, anche le istituzioni diplomatiche sembrano essersi messe in moto. La conferma è sintetizzata in una lettera che l’ambasciatore Stefano Stefanini ha inviato, nei giorni scorsi, al sindaco di Tortoreto, Generoso Monti. Sulla detenzione di Denis, l’intero consiglio comunale di Tortoreto, infatti, aveva firmato una risoluzione poi inviata al Capo dello Stato. “Desidero assicurarle che il caso è seguito con attenzione dalla Farnesina e dall’Ambasciata d’Italia a Bangkok” si legge nella lettera, “ gli sforzi di entrambi essendo attualmente finalizzati ad ottenere la scarcerazione dietro cauzione del nostro connazionale. I nostri rappresentanti diplomatici in loco agiscono con la necessaria prudenza nei confronti di quelle Autorità, per non urtare la sensibilità e in ossequio all’ordinamento giuridico locale. Il caso non è semplice; le indagini svolte dalla polizia giudiziaria thailandese hanno condotto all’arresto di altre tre persone, due delle quali avrebbero confessato il concorso (con il sig. Cavatassi) in omicidio. La gravità delle accuse fa ritenere che non si possano attendere tempi brevi per una soluzione della vicenda. I familiari di Cavatassi sono in contatto con la Farnesina. Questo ufficio, il 4 maggio scorso, rispondendo ad un appello della signora Romina Cavatassi (sorella di Denis, ndr), ha sottolineato l’opportunità che un tale stretto accordo non venga meno. Le difficoltà di comunicazione con il fratello lamentate dalla signora Cavatassi sono dettate dai regolamenti carcerari. Anche su questo punto la nostra Ambasciata ha caldeggiato una maggiore flessibilità da parte delle autorità penitenziarie thailandesi, affinché esse consentano colloqui più lunghi”.