Roseto, la maleducazione di alcuni studenti nei confronti del sindaco Di Girolamo

I figli molto spesso sono lo specchio dei genitori. L’educazione non si acquista al supermercato, ma si trasmette dai genitori ai figli. Se questi ultimi hanno un comportamento da maleducati, è perché probabilmente a monte non ci sono state buone pratiche di educazione. Lo spunto per questo articolo nasce da un fatto increscioso.

Ieri il sindaco di Roseto, Sabatino Di Girolamo, aveva scritto sul suo profilo facebook che oggi le scuole su tutto il territorio comunale, di ogni ordine e grado, sarebbero state riaperte dopo la chiusura di un solo giorno a seguito del terremoto di mercoledì sera.

Una comunicazione del tutto istituzionale attraverso un mezzo, il social network più famoso al mondo, per dare una risposta a tantissimi genitori e agli stessi studenti che volevano sapere se si fosse tornato tra i banchi a fare lezione. Una comunicazione quindi di servizio data di fatto in tempo reale.

La cosa incresciosa è che sotto al post del primo cittadino rosetano si sono letti commenti offensivi da parte di numerosi studenti, molti dei quali ancora alle prese coi brufoli e forse con denti da latte da eliminare. Qualche “bimbo-minchia”, insomma, avrebbe preferito restarsene a casa anziché tornare in classe, come se il terremoto, avvenuto altrove, possa essere un’occasione per non andare a scuola, laddove il sisma peraltro non ha causato alcun danno. In tutti gli edifici scolastici erano stati eseguiti dei sopralluoghi esattamente a distanza di appena 12 ore dal terremoto.

E gli esiti erano stati tutti positivi: nessuna lesione alle strutture. Perché quindi il sindaco non avrebbe dovuto consentire il rientro in classe degli studenti. Per fortuna si sono letti anche commenti di persone adulte e sensate che hanno condannato e stigmatizzato il comportamento da gran maleducati di certi ragazzi, cioè quelli che un giorno dovranno essere uomini e donne della nostra società. Se questo è il presupposto… Ricordate che ci sono ragazzi come voi che in una scuola vorrebbero starci per fare lezione.

Invece sono costretti a seguire i loro insegnanti in un container, in una tenda o in una struttura in legno. Perché il terremoto ha portato via loro la scuola. E anche in alcuni casi anche molti affetti. Andate a chiederlo ai vostri coetanei che vivono nelle zone terremotate. Noi genitori dovremmo controllarli ed educarli meglio. Un tempo qualche sano ceffone avrebbe fatto solo bene.

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