Una battaglia persa? All’apparenza sembrerebbe di sì, ma la marineria di Giulianova non si arrende e punta a far valere le proprie ragioni e dell’intero comparto Adriatico sulla necessità di istituire il fermo biologico nel periodo primaverile, tra aprile e giugno per almeno 45 giorni. Da anni il fermo viene applicato nel periodo estivo, tra agosto e settembre.
Ma anche di recente gli esperti di biologia e fauna marina hanno confermato che l’85 per cento delle specie ittiche si riproduce proprio a primavera. Tra queste ad esempio seppie, mormore, naselli, sogliole, pesce pietra e altre specie considerate minori ma che comunque finiscono nelle reti della pesca a strascico.
Più volte la Federpesca Abruzzo ha sottolineato l’importanza di un fermo biologico appropriato, quindi a primavera. Faciliterebbe il ripopolamento dei fondali dell’Adriatico, a prescindere dalla chiusura alla pesca della fossa di Pomo, considerata una nursery per il mare.
Inoltre, l’attività peschereccia in estate assicurerebbe l’approvvigionamento diretto di prodotti ittici per i ristoratori locali che in piena stagione turistica invece sono penalizzati da un riposo obbligatorio delle imbarcazioni a strascico.
Nei prossimi giorni Federpesca chiederà un incontro all’assessore all’agricoltura e alla pesca della Regione Abruzzo Dino Pepe affinché possa avviare un dialogo col ministero e anche con l’Unione Europea per rivedere due aspetti: il primo appunto legato all’istituzione di un fermo a primavera, il secondo, invece, fare in modo che la comunità europea riveda le norme sulle reti per lo strascico che sono praticamente le stesse, sia per chi pratica pesca negli oceani, sia nei piccoli mari come l’Adriatico.