È stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Protocols un lavoro condotto da Marta Czernik, Domenico Iuso e Paola Toschi del gruppo di ricerca che fa capo a Pasqualino Loi, docente di Fisiologia al Corso di laurea magistrale in Biotecnologie della riproduzione dell’Università degli Studi di Teramo.
L’articolo, pubblicato venerdì scorso, descrive in maniera dettagliata come convertire la struttura cromatinica di cellule somatiche di pecora e topo in nuclei spermatidi-simili attraverso l’espressione eterologa del gene della protamina 1 (Prm1).
Il lavoro è stato pubblicato su espressa richiesta dell’editore per divulgare l’approccio innovativo del gruppo di ricerca dell’Università di Teramo nel migliorare l’efficienza della clonazione, e ricalca quello apparso – sempre a cura degli stessi autori ? lo scorso novembre su Cell Reports.
“La strategia”, spiegano Czernik, Iuso e Toschi, “è semplice: seguire l’esempio della natura. In natura è lo spermatozoo che feconda l’oocita, dando origine al nuovo individuo. Nella clonazione invece, l’oocita è “fecondato” da una cellula differenziata. Ovviamente, la struttura del nucleo della cellula differenziata è enormemente più complessa rispetto allo spermatozoo (essenzialmente DNA provvisto di un’elica) e questo giustifica la ridotta efficienza della clonazione. Trasformando il nucleo di una cellula differenziata in una struttura simile a quella dello spermatozoo (l’elica non serve, visto che iniettiamo noi il nucleo) dovremo attenderci un miglioramento della tecnica”.