Ed è proprio in questo luogo, tra la fitta vegetazione e un casolare abbandonato, che si sono concentrate le indagini negli ultimi giorni. Che proseguono a passo serrato, prima che la pioggia arrivi e cancelli in un sol colpo ogni traccia, ogni elemento, qualunque cosa possa far luce sulla tragica morte di Carmela.
Gli inquirenti sono rimasti ad ispezionare quel bosco fino alle 5 di questa mattina, con loro i Ris di Roma guidati dal colonnello Luigi Ripani. La pioggia è solo l’ultima delle minacce che impedirebbero di ricostruire quanto successo a Carmela, trucidata da mani al momento sconosciute, strappata alla sua famiglia, alla sua bimba di 18 mesi, con una violenza inaudita. Pare ci siano i primi sospetti, ma fonti della Procura ascolana smentiscono.
L’importante adesso è cercare di fissare quanto più precisamente l’ora e il luogo del delitto. E su questo il quadro non è chiaro. Carmela è scomparsa il lunedì e solo mercoledì una telefonata anonima ha indicato il luogo in cui si trovava il corpo: cosa è successo nel frattempo? Carmela è stata uccisa subito e il suo corpo abbandonato? Ma in questo caso, il corpo avrebbe subito anche lo scempio degli animali selvatici. Oppure il suo assassino l’ha tenuta in vita, forse torturata, e poi uccisa in un secondo momento? Sono tanti i punti di domanda. Ma una cosa è certa: Carmela ha lottato per la sua vita, ha cercato di contrastare con tutta la sua forza la furia omicida del suo assassino.
“La scena dove il crimine è avvenuto è compatibile con il luogo in cui il cadavere è stato rinvenuto” ha dichiarato il colonnello Alessandro Patrizio, comandante dei carabinieri di Ascoli. “Abbiamo in mano elementi nuovi e importanti ai fini dell’indagine, ma stiamo ancora indagando in ogni direzione, dagli ambienti di lavoro alla famiglia, dai vicini di casa a internet”.
Intanto a Folignano, il paese nella provincia di Ascoli in cui Carmela viveva assieme al marito Salvatore ed alla figlioletta, la comunità ha vissuto una Pasqua diversa dalle altre, velata dalla tristezza, come ha detto il parroco don Carlo durante l’omelia. “Ma siamo qui per celebrare la vita, non la morte”. E sull’assassino, ha detto: “Escluderei che possa essere uno della nostra comunità”.
E gli inquirenti lanciano un appello all’uomo che ha ritrovato il cadavere di Carmela e ha chiamato il 113 da una cabina di piazza San Francesco a Teramo.
“Non deve avere paura” dicono, nella convinzione che potrebbe semplicemente fornire elementi utili alle indagini.