In una nota l’Istituto “Caporale” spiega passo passo come stanno realmente le cose. “Il Decreto interministeriale 31 gennaio 2002, affida all’Istituto “Caporale” di Teramo una serie di compiti, legati alla gestione dell’Anagrafe dei Bovini”, si legge nel documento, “tra questi, come cita l’articolo 13, quello di «rendere disponibili all’Agenzia per l’erogazione in Agricoltura (Agea)» secondo modi richiesti dall’Agea, una serie di dati, compresi quelli sulla presenza, la movimentazione, le nascite, le morti di bovini sul territorio nazionale”.
Il compito di immettere i dati in Banca Dati Nazionale, relativamente agli animali presenti negli allevamenti o macellati, sempre secondo quanto stabilito dal Decreto, spetta solo ed esclusivamente ai titolari di aziende agricole e allevatori ed ai titolari degli impianti di macellazione, che sono responsabili della loro veridicità di fronte alla legge. Inoltre, il compito di vigilare sulla corrispondenza tra dati immessi in anagrafe e la reale consistenza aziendale è dei servizi veterinari delle Asl.
“L’Istituto “Caporale” non è coinvolto in alcun tipo di lavoro”, prosegue la nota, “se non quello di gestire i dati immessi nella Banca Dati Nazionale e non ha alcun tipo di compiti di controllo, validazione o indagine, così come invece riferito dalla stampa, locale e nazionale. Non c’è stata alcuna intercettazione di corrispondenza elettronica: il materiale d’indagine cui si fa riferimento nell’articolo e che sarebbe stranamente giunto alla stampa è stato consegnato dal personale dell’Istituto “Caporale” ai carabinieri del Nucleo politiche agricole e alimentari (Nac) nell’ambito di un’indagine svolta dagli stessi”.
Secondo l’Izs è dimostrato, dunque, come sia la legge ad imporre all’Istituto di rendere disponibili i dati conservati in Anagrafe all’Agea, secondo i modi dalla stessa richiesti.