I fatti risalgono al giugno di due anni fa. Uno dei primi acquazzoni estivi e M.R. si ritrova l’acqua in casa. Scatta la denuncia nei confronti del Comune, che secondo il rosetano non avrebbe provveduto ad un’adeguata manutenzione dei tombini e degli scoli. Danni per circa 10 mila euro, certificati anche da una perizia dello stesso comune, che si difende sostenendo l’eccezionalità dell’evento. Ma il giudice di Atri Sabrina Cignini rigetta la posizione di Roseto. Secondo il giudice, anzitutto, per dimostrare l’eccezionalità della pioggia il comune avrebbe dovuto presentare una serie di dati relativi a tempi lunghi e non solo quelli dell’acquazzone incriminato. Ma soprattutto avrebbe dovuto provvedere ad una adeguata manutenzione degli scoli dell’acqua piovana. Fatto, questo, che non sarebbe avvenuto e a cui il giudice è arrivato anche grazie agli articoli della stampa locale che nel tempo avevano denunciato i frequenti allagamenti della zona. Insomma, se di fronte all’eccezionalità degli eventi non ci si fa trovare preparati, il Comune deve risarcire i danni.
“E’ ora che il comune di Roseto si assuma la responsabilità di quanto non fatto in questi anni”, dichiara Marco Borgatti, della Federazione della Sinistra di Roseto, in una nota a commento della sentenza. “E’ troppo comodo ripetere a cantilena che sono eventi rari – prosegue – Piogge devastanti stanno diventando sempre meno rare, e in ogni caso nulla in questi anni è stato fatto per evitare che queste “rarità” evitino di fare danni ai cittadini che pagano onestamente le tasse e che vorrebbero solo che le strade di fronte alle loro case non diventino sempre più spesso fiumi in piena o pantani di fango”. Borgatti chiede quanto fatto dall’amministrazione in questi anni affinchè non si ripetano questi aventi. “Quante altre volte dovremmo denunciare alla stampa – conclude – che questa o quella strada, che questo o qual sottopasso, si sono allagati alla prima pioggia un pò più consistente?”.