Fino a quando durerà questa situazione di incertezza? A chiederlo è Antonio Topitti, titolare di un esercizio commerciale di Corso San Giorgio che lamenta il blocco dei lavori lungo la via principale della città a causa di alcuni ritrovamenti archeologici, gli ultimi, in ordine di tempo, davanti al palazzo del teatro comunale. Nonostante, infatti, il materiale per il completamento dell’opera sia depositato nei magazzini a Villa Vomano, il ritardo con cui l’opera va avanti, continua a crescere.
“Checché ne dicano il sindaco Brucchi e l’assessore Fracassa” dice Topitti, “di fatto i lavori non vanno avanti e con ritardi di mesi sul cronoprogramma e non di 15 giorni come da loro dichiarazioni. La cosa è sotto gli occhi di tutti”.
Per il commerciante inoltre, il problema è che di fatto il corso sia un unico grande cantiere, al contrario di come erano stati presentati i lavori, azzerando il passaggio e il passeggio quotidiano dei cittadini e di potenziali consumatori, “dando il colpo di grazia a tutte le attività dell’area già con seri problemi ancor prima dell’inizio dei lavori, causa il persistere della crisi economica e finanziaria”.
“La città di Teramo non può essere ostaggio della Soprintendenza regionale”, aggiunge Topitti, “che con scelte e decisioni contraddittorie condiziona negativamente la crescita e lo sviluppo della città. Infatti con i tempi lunghi per decidere e valutare la dubbia valenza storica e culturale dei reperti venuti alla luce in Corso San Giorgio, è in netta contraddizione con le scelte fatte nell’autorizzare l’eliminazione dei marciapiedi di Corso De Michetti. Da un lato si perdono mesi di tempo nello studiare pietre di fiume e qualche manufatto romano, dall’altra si autorizza la rimozione degli storici sanpietrini in porfido sostituendoli con una pavimentazione di materiale cinese (sintetico?) che nulla ha a che vedere con la cultura, la storia e la tradizione urbanistica della città di Teramo”.
E a giustificazione di questo Topitti ricorda anche la questione del Teatro romano per il quale sono state spese ingenti risorse pubbliche senza tuttavia abbattere gli edifici sovrastanti. “Le ingerenze e i condizionamenti della Soprintendenza” conclude il commerciante, “oltre a creare danno a tutta la città di Teramo, stanno creando seri problemi anche all’impresa che sta realizzando l’opera. Infatti con i continui blocchi sta mettendo a dura prova una solidità economica e finanziaria acquisita in anni di attività”.