Roberto Fagnano, Direttore Generale della ASL di Teramo, commenta così il dato che, ad oggi, per eseguire una Risonanza Magnetica in qualunque distretto corporeo, alla ASL di Teramo c’è da attendere al massimo solo fino ai primi di settembre del 2016.
Uno degli obiettivi che si prefigge questa Direzione Generale è proprio quello di ridurre i tempi entro i quali poter eseguire importanti esami diagnostici, come la risonanza magnetica. Così càpita che, a volte, sia lo stesso Direttore Generale a fermarsi agli sportelli del CUP per verificare di persona le liste d’attesa: “sono rimasto piacevolmente stupito, innanzitutto di non trovare nessuna fila agli sportelli di prenotazione, e poi di verificare in tempo reale che se dovessi io stesso sottopormi, ad esempio, ad una Risonanza Magnetica del ginocchio, pur senza nessuna urgenza, troverei posto già il 10 agosto prossimo. Ma anche se dovessi eseguire una RM del cranio, che magari è un po’ più complessa, la potrei fare il 1° settembre, cioè tra neanche un mese.”
Il fenomeno delle lunghe liste d’attesa non è certo un fenomeno che investe esclusivamente la ASL di Teramo, ma si riscontra in tutta Italia e in molti paesi dell’Ocse, Organizzazione che ha realizzato un Dossier a riguardo, proprio per cercare di capire come viene affrontato il problema in 13 diversi paesi (Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Italia, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia and e Gran Bretagna).
Difficile fare paragoni tra Paesi con sistemi sanitari tanto diversi tra loro e basati su regole diverse, ma essenzialmente i metodi per affrontare il problema si riducono a due: da una parte l’inserimento di limiti massimi di attesa cui le strutture sanitarie devono adeguarsi e di cui rendere conto alle istituzioni; dall’altra permettere ai pazienti di scegliere diversi tipi di servizi di assistenza, passando a quelli privati se i tempi di attesa nel pubblico sono troppo lunghi. Tuttavia, dirottare direttamente la sanità verso il privato non ha funzionato: l’esperienza australiana ha insegnato che incoraggiare la sostituzione delle diagnosi e delle terapie negli ospedali pubblici con l’assistenza privata non ha – di fatto – diminuito i tempi di attesa, e l’impatto sulla funzionalità degli ospedali è stato minimo.
La situazione italiana è più o meno in linea con quello del resto delle nazioni osservate: anche per noi le tempistiche sono lunghe e molto eterogenee, variando a seconda delle procedure e delle strutture.
In Regione Abruzzo l’impegno a ridurre i tempi per l’accesso ai servizi sanitari è massimo, tanto da essere oggetto di uno specifico “Piano operativo regionale per il contenimento delle liste d’attesa” che, varato a fine giugno del 2015, sta già dando i suoi frutti.