Atri, ospedale San Liberatore: chiusa l’Unità di terapia intensiva coronarica

atri_ospedale.jpg1Atri. Una “decisione scellerata”. Così Herbert Tuttolani, segretario comunale del Pd, definisce il provvedimento di chiusura dell’Unità di terapia intensiva coronarica dell’ospedale San Liberatore di Atri, disposto dal direttore generale della Asl di Teramo Giustino Varrassi.

“Le battaglie condotte dal centro sinistra atriano non sono bastate a scongiurare il progressivo depauperamento dell’Ospedale di Atri” commenta Tuttolani. “Il Pd spera che, almeno rispetto alla smobilitazione dell’Utic in corso, l’amministrazione di centro destra la smetta di parlare di sterili allarmismi e prenda coscienza della necessità di assumere iniziative incisive ed eclatanti”.

“All’Utic non si curano raffreddori” aggiunge il segretario del Pd “è un presidio di emergenza che ha salvato vite umane e la sua presenza è territorialmente strategica e vitale: è impensabile lasciare scoperta una zona tanto vasta che va dai comuni che si affacciano sul mare e arriva alla vallata del Fino. Una volta smantellata l’Utic, gli infartuati torneranno a morire nelle ambulanze durante disperati viaggi verso Teramo”.

Tuttolani ricorda poi che l’atto aziendale emanato qualche giorno fa parlava di provvisorietà del contenuto, eppure le misure che riguardano l’Utic di Atri sono state attuate in tempi record. “La Medicina nucleare di Atri è stata la prima in Abruzzo; svolgeva numerose e qualificate prestazioni, per le quali, adesso, i tanti utenti del San Liberatore devono rivolgersi altrove. Se si fossero applicati criteri manageriali ed epidemiologici, sarebbe stata non soltanto mantenuta ma potenziata. Invece le sforbiciate arrivano senza criterio a sfregiare un ospedale che quindici anni fa era tra i migliori d’Italia”. Per non parlare del reparto di psichiatria. “Ci toglieranno anche la Gastroenterologia e lo faranno in ossequio al teramocentrismo imperante. Teramo sta approfittando di questa legislatura regionale, che vede in giunta, oltre al Presidente Chiodi, gli assessori Gatti e Di Dalmazio, per svilupparsi fagocitando i servizi presenti negli altri centri della provincia. Atri sta pagando a caro prezzo. E’ ora non soltanto di allarmarsi, ma di mobilitarsi in massa. E alla testa dei cittadini ha il dovere politico e morale di porsi il sindaco Gabriele Astolfi. Se, invece, vuol mediare tra le ragioni e le convenienze della sua parte politica e i sacrosanti diritti dei cittadini, si faccia da parte. Altri condurranno le battaglie ormai inevitabili”.

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