Teramo, aggressione al sindaco Brucchi: la voce degli ultras

vecchio_stadio_teramoTeramo. “Ad alzare la voce adesso siamo noi, in seguito alla continua e ingiustificabile azione repressiva che colpisce il libero pensiero”. Il Comitato Giù le Mani dal Comunale non ci sta alle accuse lanciate attraverso gli organi di stampa e vuole dire la sua, raccontare la sua verità sui fatti avvenuti lo scorso 10 gennaio, dopo l’incontro dell’amministrazione e del sindaco Brucchi con i cittadini del quartiere della Gammarana.

“Dagli organi di stampa” si legge nella nota “si apprende che sarebbero ben otto le denunce a causa dell’ennesima fantomatica aggressione subita dal sig. Brucchi Maurizio. I fatti realmente accaduti, al contrario, evidenziano la totale inesistenza dei vari capi d’imputazione paventati, così come la gravissima vena pregiudizievole che, inspiegabilmente, va a calpestare ogni più elementare diritto di manifestazione. In realtà, nonostante si volessero prefigurare scenari di guerra inesistenti, quanto accaduto quella sera risponde ad una pacifica contestazione nei confronti di chi, forte di un potere illegittimo in uno Stato di diritto, ha avuto il barbaro coraggio di voltare le spalle a ben 5000 cittadini, desiderosi di espletare, mediante referendum, il diritto di partecipazione collettiva alla gestione della cosa pubblica. Al sig. Brucchi, come a tutti coloro che hanno individuato la nostra città come merce di scambio, in barba all’interesse comune, è stato semplicemente rammentato il proprio modus operandi e, nello stesso tempo, è stata rimarcata la responsabilità istituzionale alla quale, in questi anni, sulla questione dello Stadio Comunale, si è sottratto senza alcun diritto. Nonostante ciò, in quella paradossale sera, la nostra pacifica e legittima protesta ha trovato, ancora una volta, l’ennesima provocazione verbale da parte dei famigerati tutori dell’ordine pubblico, culminata addirittura con l’uso della violenza fisica”.

Il Comitato ricorda, dunque, “il rifiuto di qualsiasi confronto pubblico del cosiddetto primo cittadino, che al contrario preferisce portare avanti il proprio mandato mediante la democrazia del manganello, così come rimangono una triste e aberrante pagina di storia cittadina le numerose ed inaccettabili azioni di pura repressione poliziesca registrate negli ultimi tempi a Teramo. Repressione che, di fatto, oltre a censurare volutamente  la libera espressione del pensiero, è frutto di una totale mancanza di considerazione nei confronti di determinati diritti, garantiti dalla costituzione ed infangati puntualmente dal becero operato di rappresentanti delle istituzioni. Repressione che viene avallata dal comportamento irresponsabile dei massimi esponenti dello Stato sul territorio, tanto inspiegabilmente immobili quando si trattava di dare risposte concrete alla cittadinanza come accaduto con il referendum, quanto solerti e pragmatici quando si dovevano adottare provvedimenti volti esclusivamente ad ostacolare il libero esercizio dei propri diritti da parte dei cittadini, acuendo in maniera ancor più ampia il divario tra questi ultimi e le istituzioni stesse. Repressione giustificata dal clima da caccia alle streghe, da dare in pasto all’opinione pubblica, puntualmente montato dalla stampa e dai media in generale che  dimostrano, in maniera sistematica, di aver barattato una presunzione d’informazione libera con il loro evidente servilismo.

Repressione che viene, ciò nonostante, invocata a gran voce in questi giorni da uno stuolo di menti illuminate, degni rappresentanti di questa scellerata classe politica, di questi piccoli uomini dediti al piagnisteo, ai quali però sfugge, in modo consapevolmente colpevole, che il significato vero di democrazia e di legittima partecipazione alla stessa non coincide minimamente con il concetto, tutto loro, di arrogante ostentazione del potere e di svendita del bene comune per proprio tornaconto come prassi amministrativa. Repressione per noi, che da sempre ci opponiamo a tutto questo, rivendichiamo i nostri sacrosanti diritti di dissenso, scomodo perché autonomo e libero da ogni condizionamento da parte del potere, difendiamo i nostri spazi e le nostre idee dall’appiattimento generale e dal giogo culturale al quale vorrebbero sottometterci coloro che credono di poter disporre delle nostre vite e che invece altro non ottengono che alimentare la nostra rabbia, la nostra voglia di rivalsa nei loro confronti. Noi ci siamo e continueremo ad esserci e ci batteremo come abbiamo sempre fatto contro chi ci vuole immobili, silenziosi, rassegnati ai loro sporchi giochi. Ma, soprattutto, noi siamo liberi cittadini e non carne da macello”.

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